Si tratta del primo libro di Dürrenmatt che ho letto e forse non è la sua opera migliore. La storia è abbastanza originale, ma si dipana con fatica e non è semplice da leggere
La guerra invernale nel Tibet
«Sono un mercenario, e sono fiero di esserlo». A parlare è il colonnello FD 256323: questo il numero che gli hanno assegnato quando si è arruolato al servizio dell'«amministrazione», venti o trent'anni prima-non ricorda bene, e del resto chi lo conta più il tempo? Allora la terza guerra mondiale con le sue devastazioni nucleari aveva decimato l'umanità e reso inabitabile gran parte del pianeta, e i combattimenti si erano concentrati nel Tibet, «ad altitudini fantastiche, su ghiacciai, morene, dirupi, nei crepacci e sotto pareti a strapiombo», oltre che nello sterminato dedalo di gallerie scavate all'interno di poderosi massicci, dove feroci fazioni avversarie a sorpresa si incontrano e si massacrano. L'unica cosa che conta, come il colonnello sa bene, è non mettere mai in dubbio l'esistenza del nemico, altrimenti come si spiegherebbero il dolore e la sofferenza? Ma ora che è rimasto solo nell'oscurità silenziosa di una caverna, privo di gambe e con delle protesi al posto delle mani-a sinistra un mitra innestato sul braccio, a destra un assortimento di attrezzi polivalenti-, ha tutto il tempo per riflettere. E per incidere con il punteruolo, sulle pareti rocciose nelle viscere della montagna, l'incubo senza fine che ha vissuto - e il suo senso segreto.
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Anno edizione:2017
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Daniele 25 aprile 2025Un romanzo non semplice
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alias_Riccio 01 gennaio 2025Il grottesco che fa riflettere
Il lettore si trova di fronte ad un romanzo complesso sia stilisticamente sia nelle tematiche affrontate. Si spazia dal trattato di sociologia, con la meravigliosa metafora dei moti sociali paragonati al ciclo di vita di una stella, a quelli filosofici, su cosa siano la realtà e la sua percezione con la rivisitazione del platonico mito della caverna – leitmotiv del racconto – passando per la critica alla minaccia nucleare, molto forte negli anni della stesura, e alla guerra inutile. Lo stile segue questa complessità ed è caratterizzato da una struttura intricata fatta di metaracconti, reminiscenze oniriche, mescolanza dei piani temporali, che spiazzano il lettore e che nemmeno alla fine trovano una loro chiusura. Iniziano, infatti, tutta una serie di congetture e riflessioni su sé stessi e sulla società in cui viviamo...
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Paz 30 dicembre 2024L'umanità contro sé stessa
Come sempre Durrenmatt descrivi ottimamente le profondità più estreme dell'uomo, nella sua individualità e nella sua dimensione di essere sociale. In questo libro si evidenziano le paure ancestrali che sono la causa dell'odierna i popoli e di tutte le guerre. La conclusione è che la paura rende l'uomo incapace di vedere, comprendere ed agire nel suo stesso interesse
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