Un insegnante quasi perfetto rappresenta un compendio quanto mai esaustivo delle conoscenze prodotte dalla psicoanalisi nel campo della relazione educativa. Rifuggendo un approccio riduzionistico al tema delle emozioni, così frequente all'interno dei modelli pedagogici più diffusi, l'autore riflette sulla complessità dei processi psicologici endemici al ruolo di insegnante, al suo rapporto con i singoli allievi, con il gruppo-classe e con l'intera istituzione scolastica, anche questa letta e interpretata nella sua natura simbolico-affettiva. Ponendosi come un "bignami della complessità", questo libro raccoglie quel bagaglio di conoscenze imprescindibili per chi si appresta a svolgere (bene) il ruolo di insegnante o educatore.
Un insegnante quasi perfetto. Ascoltare la relazione per crescere insieme
Ogni giorno, entrando in classe, l'insegnante si trova davanti a un bivio: incontrare gli sguardi degli studenti o guardare la parete in fondo all'aula? Come può affrontare le tante impasse con l'allievo, la classe, i genitori, la società complessa? Il rapporto con l'allievo è affettivo prima che intellettivo e, per raggiungere i risultati sperati, è indispensabile che ciascuno degli attori della scena scolastica comprenda ciò che si agita sia nella propria mente che in quella altrui, così da arrivare a percepire tutte le frequenze d'onda dei messaggi inconsci che compongono la rete dei rapporti umani. Un insegnante quasi perfetto propone una metodologia di gruppo come spazio per pensare pensieri e affetti, togliere scheletri dall'armadio, integrare zone d'ombra, intuire nuovi significati e conoscere se stessi. L'insegnante potrà così contribuire a "metabolizzare" quei contenuti mentali che hanno creato smarrimento e blocco negli allievi o in se stesso (burnout), riuscendo a immedesimarsi nell'altro e a compiere interventi risolutivi su misura: rimedio efficace soprattutto per i BES. Educare è cosa di cuore e quel che più conta è insegnare a vivere, allenare cioè alle incertezze, alle competenze per fronteggiare la faticosità dell'esistenza, all'empatia per tutte le forme di vita, espandendo il proprio senso di compassione come antidoto per incomprensioni, disprezzi, xenofobie. Gli insegnanti si ritrovano allievi ammalati del "troppo pieno", annoiati e anestetizzati, dall'identità camaleontica, con un Io a volte tanto ipertrofico quanto fragile. Alcune madri sembrano incapaci di alfabetizzare alle emozioni, offrendo stabilità; alcuni padri appaiono incapaci di conferire riconoscimento e favorire progettualità e indipendenza. Rimane l'insegnante a "servire il pranzo" con simpatia, a seminare il campo con autorevolezza, a divenire quel nuovo "eroe" atteso dagli allievi, in grado di spronarli a diventare cittadini del mondo consapevoli e attivi, con una mente libera e autonoma, riaccesi di desiderio e speranza.
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Un testo molto utile per comprendere le dinamiche affettivo-relazionali a scuola e quindi tra allievo, classe, genitori, insegnanti ed istituzioni. Ho trovato molto interessante il paragrafo delle collusioni patologiche ed evolutive, così come il controtransfert dell'insegnante e il transfert dell'allievo: non sempre si ha la capacità di saper gestire la propria sfera emotiva e troppo spesso si trascura l'importanza dell'istituzione scolastica, vero incubatore di capitale semiotico e di ricchezza di significati.
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