Niente di nuovo nel romanzo di Malouf; ma neanche di così scontato da renderlo inutile. Dall'Iliade lo scrittore trae tutti i personaggi, tranne il carrettiere/araldo per un giorno Somace; e sceglie un episodio molto commovente e rivelatore dei profondi moti delle anime eroiche di Achille e Priamo: la visita del vecchio re alla tenda dell'eroe per riprendersi il corpo di Ettore. Il tono generale è triste e sommesso; la prospettiva è umanamente dolente; i sentimenti rappresentati, per quanto modernamente condivisibili, sono di ispirazione genuinamente classica. La narrazione è equilibrata e ben strutturata e la lettura sicuramente gradevole. Il tema centrale è il rapporto tra padri e figli che viene declinato da tutti i punti di vista e sotto ogni rapporto sociale; il dolore e l'insensatezza del vivere comune a tutta l'umanità sono la risposta definitiva. Omero approverebbe!
Io sono Achille
Una scena di guerra impressa nella nostra memoria, il duello tra due giovani principi invincibili e possenti che Omero ci ha narrato con l'epica potenza ispirata dagli dèi, diventa con Malouf il racconto umanissimo e moderno dei sentimenti che muovono le loro anime. E tocca le nostre. Questa versione dell'Iliade si apre con Achille, fuori di sé dal dolore per la morte dell'amico Patroclo. Dalle mura di Troia Priamo lo osserva perpetrare lo strazio estremo del cadavere del figlio Ettore, trascinato inerme dietro il cocchio, nella polvere. Ma, pensa il padre affranto, deve esistere un modo per farsi restituire il suo corpo. Un modo grazie al quale le parole di un dialogo possano prevalere sulla furia sorda dell'eroe guerriero, per superare le regole ferree e immutabili della tradizione e per forzare la mano del fato. E allora Priamo, spogliatosi delle insegne regali e indossata una semplice tunica, sale su un carro tirato da muli e guidato da un vecchio come lui, e si avvia umile, ma fermamente deciso, verso l'accampamento greco. Non per incontrare il feroce nemico, l'assassino del suo stesso sangue, ma un altro giovane uomo. Che potrebbe essere suo figlio. Un guerriero che è anche padre e al cui senso paterno Priamo si appella. Ricordandogli che siamo tutti esseri umani e quindi mortali, una condizione che ci accomuna non solo nel dolore, ma soprattutto nella compassione.
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In 8', br.ed. con risv., pp. 217; dedica di app. all'occhiello, buon es.
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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SILVIA PIERONI 28 dicembre 2010
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ANDREA ORLANDO 25 ottobre 2010
Partiamo da una premessa che sintonizzera' il probabile lettore sulla giusta frequenza . Il libro in inglese si intitola Ransom (Il riscatto).giusto, giustissimo: Priamo chiede ad Achille il corpo del figlio Ettore, in cambio di denari e altro(?). Perche' tradorlo in italiano con "io sono Achille" non e' noto. se Romeo e Giulietta fosse stato chiamato Mercuzio qualcuno sarebbe rimasto spiazzato alla lettura della tragedia, no? Ma lasciamo stare Shakespeare (persino citato nelle recensioni in copertina dell'edizione frassinelli!) che proprio non c'entra. sarebbe da leggere la versione originale e vedere se bisogna essere cattivi con la traduzione o il testo originale per un lavoro di cui essendo la trama scontata ci si aspettava un registro letterario, uno stile incandescente, un coinvolgimento emotivo sospeso tra le righe. dopo aver sprecato tempo a leggere il testo in italiano, mi prodigo in ricerche bibliografiche ed esegesi per capire dove sta il torto? il torto c'e' e con la presunzione di chi l'iliade l'ha letta saro' spietato (lo sono stato finora in pratica) trascinati con forza per dialoghi interminabili senza patos (termine che deriva dal greco non dall'australiano appunto)scopro che su duecento pagine achille appare nelle prime 30 e nelle ultime 20. Le aspettative indotte dal titolo si sfibrano gia' a meta' romanzo. ma poi questo rapporto morboso con l'accompagnatore di Priamo (un carrettiere) verso il campo dei greci? e il paragone scontato e arido tra la prole di Priamo (ne aveva 50 Malouf, nonc'e' bisogno di ostentare la tua conoscenza dello stato di famiglia del re di troia)e quella del carrettiere? dovrei concludere con un" insomma, l'ennesima ..." ma sarei scontato come il romanzo che ho appena finito di leggere.
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