Anche in questo romanzo la scrittura di Elsa Morante si dimostra profonda, avvincente e stilisticamente impeccabile. Leggere un classico come "L'isola di Arturo", a differenza di tanti romanzi best seller contemporanei, ti lascia qualcosa dentro, la consapevolezza di utilizzare la lingua italiana in maniera superba e deliziosa allo stesso tempo. Anche la trama ci insegna qualcosa, in un mondo di giovani fragili e viziati, più inclini ad attacchi di panico che alla capacità di rimboccarsi le maniche nei momenti di difficoltà. Non un romanzo di formazione, dunque, ma un testo che, dalla fanciullezza, apre bruscamente le porte alla vita adulta e alle sue menzogne.
Il romanzo è un'esplorazione attenta della prima realtà verso le sorgenti non inquinate della vita. L'isola nativa rappresenta una felice reclusione originaria e, insieme, la tentazione delle terre ignote. L'isola, dunque, è il punto di una scelta e a tale scelta finale, attraverso le varie prove necessarie, si prepara qui, nella sua isola, l'eroe ragazzo-Arturo. È una scelta rischiosa perché non si dà uscita dall'isola senza la traversata del mare materno; come dire il passaggio dalla preistoria infantile verso la storia e la coscienza.
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Anno edizione:2020
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