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Vincitore Premio Strega 1957
«Una piccola, criptica Achilleide resuscitata» – Cesare Garboli
Arturo, il guerresco ragazzo dal nome di una stella, vive in un'isola tra spiagge e scogliere, pago di sogni fantastici. Non si cura di vestiti né di cibi. È stato allevato con latte di capra. La vita per lui è promessa solo di imprese e di libertà assoluta. E ora ricorda. Queste sono le sue memorie, dall'idillio solitario alla scoperta della vita: l'amore, l'amicizia, il dolore, la disperazione. Secondo romanzo della Morante dopo Menzogna e sortilegio (1948), L'isola di Arturo confermò tutte le qualità della scrittrice romana: l'impasto di elementi realistici e fiabeschi, la forte suggestione del linguaggio. Arturo, come Elisa in Menzogna e sortilegio, «si porta addosso la croce di far parte non di un oggi ma di un sempre».
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Narrazione un po’ lenta per i miei gusti. Ciò nonostante la Morante riesce a ingaggiare il lettore che finisce per concludere il libro mosso dalla curiosità per il destino del protagonista
Uno dei classici della letteratura italiana da leggere almeno una volta nella vita, è un affresco di un ragazzo solitario che passa l'adolescenza in un villaggio di Procida con un padre assente e l'amore odio verso la matrigna.
“L’isola di Arturo” è un romanzo ambientato sull’Isola di Procida di fine anni Trenta, nel quale Elsa Morante ci narra della vita, o meglio, della formazione del giovane Arturo. Formazione intesa proprio come percorso di crescita, dall’infanzia spensierata, all’ingresso traumatico nell’adolescenza, concludendosi con l’abbandono della giovinezza in favore di una più o meno forzata età adulta. Arturo è orfano di madre, deceduta nel darlo alla luce, e la figura del padre è totalizzante per il giovane. Tutto di Wilhelm Gerace è miticizzato agli occhi del figlio, sebbene sia pressoché assente nella sua vita. Possiamo dire che la formazione di Arturo è parallela alla progressiva caduta del mito del padre, un crollo che inizia quando questi decide di risposarsi con la giovane Nunzia. L’arrivo di nunzia nella Casa dei guaglioni non poteva che essere traumatico per Arturo, che mai aveva conosciuto l’affetto materno, e tanto mento quello di una ragazza. “L’isola di Arturo” rappresenta un viaggio turbolento nella vita di un ragazzino e al tempo stesso, no. Elsa Morante ha questa capacità: un attimo sei un ragazzino, e l’attimo dopo torni adulto e si sta creando in testa una perfetta e minuziosa idea del paesaggio di Procida, ad esempio. Nella descrizione complessa e non stereotipata del mancato ribellismo di Nunzia, Morante riesce, senza esplicitarlo, a denunciare una realtà tipica del periodo, l’influenza socioculturale e la violenza economica. Usando le parole di Cesare Garboli in prefazione, Elsa Morante è “un tale manierista, che tutto sa e tutto ignora, in pieno viso” (p. XV) e concludo con L’isola di Arturo è “la pretesa impossibile (di) essere amati come ragazzi, e insieme essere trattati come adulti” (p. XI).
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