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Vincitore Premio Strega 1957
«Una piccola, criptica Achilleide resuscitata» – Cesare Garboli
Arturo, il guerresco ragazzo dal nome di una stella, vive in un'isola tra spiagge e scogliere, pago di sogni fantastici. Non si cura di vestiti né di cibi. È stato allevato con latte di capra. La vita per lui è promessa solo di imprese e di libertà assoluta. E ora ricorda. Queste sono le sue memorie, dall'idillio solitario alla scoperta della vita: l'amore, l'amicizia, il dolore, la disperazione. Secondo romanzo della Morante dopo Menzogna e sortilegio (1948), L'isola di Arturo confermò tutte le qualità della scrittrice romana: l'impasto di elementi realistici e fiabeschi, la forte suggestione del linguaggio. Arturo, come Elisa in Menzogna e sortilegio, «si porta addosso la croce di far parte non di un oggi ma di un sempre».
Quando il lettore conosce Arturo Gerace, egli è appena un ragazzino sedicenne che prova una sconfinata ammirazione nei confronti dello sprezzante e scostante genitore, Wilhelm. Il giovane non ha mai conosciuto l'affetto, se non quello della sua cagna Immacolatella, ha sempre vissuto nella "Casa dei Guaglioni" a Procida, quasi come un selvaggio su un'isola deserta, e deve accontentarsi di elemosinare un pizzico di attenzione dal padre, nella convinzione che quell'uomo perfetto si trovi su un alto piedistallo da chiunque irraggiungibile. Questa sorta di poco convenzionale equilibrio è spezzato dall'arrivo di Nunziatella, nuova moglie di Wilhelm. Nunziatella è poco più grande del figliastro, è una ragazzina anche lei, proprio come Arturo. È ingenua, semplice, timida, un po' credulona e, soprattutto, pia. Vorrebbe prendere Arturo sotto la propria ala protettrice, ma deve fare i conti con la gelosia e mille altri sentimenti ambivalenti del ragazzo, che a tratti è rude, a tratti empatico. Con il passare del tempo, la lontananza del padre dall'isola, Arturo e Nunziatella si ritrovano a dover coabitare senza intralciarsi a vicenda, ma non è così semplice, sono due ragazzini prima, diventano un uomo e una donna poi. E in questa cornice affascinante rappresentata dall'isola di Procida, ricca di vegetazione e attorniata da un mare splendido, troneggia l'edificio che ospita i detenuti e dal cui interno una strana figura emergerà per fare luce sull'ambiguo e rozzo Wilhelm e per dare un ultimo e decisivo contributo alla formazione di Arturo. Romanzo stupendo, ammaliante e intimistico che conquista con il suo stile elegante e preciso fin dalle prime pagine. Descrizione e narrazione si amalgamano perfettamente, regalando al lettore non solo emozioni, ma anche una storia di crescita indimenticabile e un ritratto preciso della società di provincia degli anni Trenta.
'L'isola di Arturo' ha una storia abbastanza lunga, non solo in termini di pagine, ma anche da un punto di vista personale. Tutto nasce dalla visita all'isola di Arturo, Procida, a Pasqua con la mia ragazza e dal mio desiderio di leggere l'uno dopo l'altro due romanzi degli sposi Morante e Moravia. Ho avuto modo così di approcciarmi alla lettura di due romanzi così diversi, ma allo stesso tempo così simili: il mare, due ragazzi, un genitore che manca, la scoperta di tanti misteri, l'iniziazione alla sessualità, una crescita complicata, la menzogna, una certa riflessione sulla omosessualità. 'L'isola di Arturo' mi ha impressionato per una scrittura precisa e mai banale nella sua ricercatezza che non si trasforma mai in un volersi specchiare nella propria bravura. Arturo non vive un'infanzia semplice e lo stesso si può dire della sua adolescenza, anzi oggi si griderebbe allo scandalo dinanzi alla condotta paterna, ma è allo stesso tempo libero di abbandonarsi a ciò che più gli piace. Scopre così l'isola, la lettura, la conoscenza; i libri gli consentono di vivere centinaia di vite e di esplorare migliaia di luoghi: una perfetta manifestazione della vera essenza/potenzialità della lettura. Arturo è un ragazzo nuovo, in un contesto quasi del tutto privo di attrattive e da cui immagina di poter fuggire, un po' come suo padre che non perde mai occasione per andare via, per poi essere immancabilmente richiamato da una nostalgia difficile da saziare. Ma cosa richiama il padre dall'altro lato del mare? Un amore? Il mondo da esplorare? Qualcosa che non si può confessare? È il testo a farci porre questo interrogativo, in questo gioco avvincente con l'autrice in cui è difficile decidere da che parte stare.
un classico del 900 indimenticabile
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