Jean Genet fu abbandonato dalla madre a sette mesi e allevato da una famiglia contadina di provincia, I compagni di scuola lo ricordano come un ragazzo timido che passava le giornate a divorare romanzi d'avventura e farsi coccolare dalle donne di casa. Dopo la morte della madre adottiva, finisce nella colonia penale di Mettray dove ha inizio il suo apprendistato poetico e malavitoso. Tornato dal servizio militare in Siria e in Marocco, si dà a vagabondaggi omosessuali, piccoli furti e avventure picaresche. Ma è in carcere che scrive le pagine che Io consacreranno alla fama conquistando Cocteau, Sartre e altri intellettuali francesi, e che faranno di un delinquente autodidatta dall'immenso talento uno dei più noti e stimati scrittori del dopoguerra. Gli ultimi anni li dedicò con grande generosità alla causa dei palestinesi e delle Pantere nere. Edmund White riscrive la vita di un uomo per il quale l'omosessualità era destino e poesia, e che creò la propria leggenda confondendo deliberatamente vita e romanzo nella propria opera.
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