(Sarzeau, Bretagna, 1668 - Boulogne-sur-Mer 1747) scrittore francese. Figlio di un notaio, dopo la morte dei genitori fu educato in un collegio di gesuiti a Vannes in Bretagna, la regione della Francia che più risentiva dei valori culturali della Spagna cattolica. A Parigi dal 1690, iniziò una carriera legale, abbandonandola molto presto per dedicarsi esclusivamente al mestiere di scrittore. In questa scelta, non comune nel suo tempo, fu sostenuto dall’abate di Lyonne, che tra l’altro lo iniziò alla conoscenza della lingua e della letteratura spagnola. Dopo il Teatro spagnolo (Théâtre espagnol, 1700), raccolta di testi di De Rojas e Lope de Vega tradotti e adattati al gusto del pubblico parigino, L. pubblicò nel 1707 le prime opere originali, ancora legate a quei modelli culturali: il romanzo Il diavolo zoppo (Le diable boiteux), rifacimento del Diablo cojuelo di L. Vélez de Guevara nella chiave di una garbata satira della vita parigina; la commedia in prosa Crispino rivale del suo padrone (Crispin rival de son maître), in cui si manifestò un nuovo interesse per il teatro comico italiano. Gli intenti satirici presenti qui divennero espliciti nella commedia Turcaret (1709); al grande successo di pubblico corrispose però una dura reazione dei finanzieri, bersaglio della satira, e L. fu costretto ad abbandonare le scene del Théâtre Français, per quelle più libere dei théâtres forains, dove introdusse elementi importanti di regolarità e un maggiore controllo artistico dei mezzi espressivi. Soprattutto dal 1712 in poi, vi presentò testi (spesso scritti in collaborazione con Dorneval e Fuzelier) nel genere della «comédie mêlée d’ariettes», che si trasformerà poi nell’«opéra comique» (le oltre cento commedie prodotte per i théâtres forains saranno da L. stesso raccolte e pubblicate in 10 voll. dal 1721 al 1737). A fianco dell’attività teatrale, si impegnò sempre più nella narrativa; al Diavolo zoppo seguì, all’interno di una vasta produzione romanzesca, un nuovo grande successo: Storia di Gil Blas di Santillana (Histoire de Gil Blas de Santillana, 4 voll., 1715-35), considerato il suo capolavoro. Ricollegandosi alla tradizione del romanzo picaresco, L. vi disegna un quadro satirico della società francese del tempo che si può collocare nel filone della letteratura realistica del periodo di transizione tra Seicento e Settecento.