(Siena 1508-78) letterato italiano. Accademico degli Intronati col nome di Stordito, fu lo scrittore e drammaturgo di maggior prestigio dell’aristocratico sodalizio senese. Si volse poi a più gravi occupazioni. Filosofo aristotelico a Padova e poi vescovo, interpretò in chiave moralistica la Poetica di Aristotele (Annotazioni nel libro della «Poetica», 1575). Nel 1539, con La Raffaella, dialogo della bella creanza delle donne (1539), svolse al femminile, sulla linea della produzione dialogica allora in auge, il tema del carpe diem; nelle commedie (L’amor costante, 1536; Alessandro, 1544, pubblicata nel 1545; il prologo, la revisione e molte scene del dramma collettivo Ortensio, 1560), sviluppò quello studio dei caratteri e quel gusto del romanzesco e del patetico che avevano caratterizzato, fin dal suo esordio con gli anonimi Ingannati, il teatro comico degli Intronati.