Un libro intimo e corale insieme, un lungo racconto che è anche una confessione con la quale Amos Oz affronta il tema che aleggia per tutto il romanzo: il suicidio della madre. Un lungo racconto che è quasi una catarsi, un modo di esorcizzare questa morte prematura che ha condizionato tutta la vita dello scrittore, ma nello stesso tempo un affresco puntuale sulle vicende storiche che hanno portato la nascita dello stato di Israele. Oz in queste pagine dimostra una capacità unica nell'attrarre il lettore dentro la sua storia personale, nel condividere i suoi sentimenti più intimi, al punto che alla fine del romanzo non è più "lo scrittore", ma un amico. Verrebbe voglia di cercarlo per ripercorrere con lui le strade di Gerusalemme alla ricerca di case, tracce e ricordi. Una piccola storia nella grande storia.
Amore e tenebra sono due delle forze che agiscono in questo libro, un'autobiografia in forma di romanzo, un'opera letteraria che comprende le origini della famiglia di Oz, la storia della sua infanzia e giovinezza a Gerusalemme e poi nel kibbutz di Hulda, l'esistenza tragica dei suoi genitori, e una descrizione epica della Gerusalemme di quegli anni, di Tel Aviv che ne è il contrasto, della vita in kibbutz, negli anni trenta, quaranta e cinquanta. La narrazione si muove avanti e indietro nel tempo, ricostruendo in 120 anni di storia familiare una saga che vede protagonisti quattro generazioni di sognatori, uomini d'affari falliti e poeti egocentrici, riformatori del mondo, impenitenti donnaioli e pecore nere.
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Titolo: UNA STORIA DI AMORE E DI TENEBRA - Oz Amos - Feltrinelli UE - 2005
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Anno edizione:2008
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CRISTINA NATTA SOLERI 21 dicembre 2011
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nuccia barbagallo 23 dicembre 2010
Oz ha aperto la porta del suo cuore e della sua anima invitandoci ad entrare e rispettosamente osservare l'evoluzione della sua vita. Quanta amarezza e lucida consapevolezza ha accompaganto lo scrittore nella stesura di queste pagine indimenticabili. Amore e tenebra li definisce, perchè sono questi i sentimenti che avverti nelle parole di Oz: un senso di profonda compassione per la madre e il padre, una tenerezza di genitore verso di loro, vittime del loro destino. Una storia lunga quella di Oz che, raccontandola, si accomiata dai suoi cari predecessori per sempre, con riverenza e senza ipocrisia. Un gesto d'amore in fondo verso di loro, verso di sè e verso di noi. Un libro splendido, parole, frasi, che tornano alla mente anche dopo aver terminato di leggere il libro: parole che in fondo tengono compagnia
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STEFANIA VERASANI 22 novembre 2010
Quando ho finto di leggere questo libro sono rimasta a lungo senza parole, incapace di staccarmi dall'ultima pagina. Questo è un libro ferito. Ferito da un evento insondabile che lo attraversa tutto, dall'inizio alla fine. L'evento è il suicidio della madre dell'autore: la mamma di Oz si è uccisa quando lui non aveva nemmeno 13 anni, dopo anni di una malinconia atroce che invade e permea lei e tutta la famiglia Il libro è la storia di nonni zii e genitori di Oz, e la sua, fino a quel giorno Le puntate oltre quel giorno sono poche, quasi nascoste E' un libro a volte lieve, a volte divertente, a volte malinconico, a volte insopportabilmente triste Ma soprattutto è un libro su quel suicidio che è sempre lì, in agguato dietro le parole, nascosto nei silenzi e negli sguardi, e sulla rabbia per quel gesto che fa capolino dietro una scrittura lieve, quasi giocosa. Nella pagina finale però, proprio nelle ultime frasi del libro, quella rabbia esplode in una scrittura concitata e disperata, che è come un grido. Aggiungo una riflessione a margine. Quell'ultima pagina, scritta da un uomo di più di 60 anni con figli e nipoti, mostra ancora intatta tutta la disperazione di quel bambino di nemmeno 13 anni di fronte a quella morte. Se ci fossi stato - dice - avrei abbracciato le sue ginocchia e implorato pietà per il suo unico figlio. O le avrei spaccato un vaso in testa. O avrei approfittato della sua debolezza per legarla e impedirle di prendere quelle pillole. Ma non c'ero. E allora ho pensato che quando si diventa genitori la nostra vita smette di appartenerci. Nel momento in cui mettiamo al mondo un altro essere umano abdichiamo anche alla possibilità di poter fare della nostra vita ciò che vogliamo. Perché nessun genitore, per quanto grande sia la sua disperazione, ha il diritto di lasciare il proprio figlio con quel dolore e quel senso di colpa e di impotenza che Oz racconta in questo libro.
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