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Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2020
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Vincitore del premio di saggistica Città delle Rose 2021
Un'opera d'arte è tale quando genera un cambiamento nel nostro presente. Sul nostro corpo. Un'opera d'arte è tale quando è una meditazione.
Quando la mente sospende il suo incessante mormorio di fondo, c'è qualcosa di nascosto e inatteso che può emergere nelle nostre vite. Qualcosa che sposta l'orbita in cui giriamo e acuisce l'intensità del nostro stare al mondo. Sono le apparizioni: ciò che appare e genera mutamento. Se la nostra esistenza è piena di eventi improvvisi e inaspettati, solo accrescendo percezione e consapevolezza, rendendo corpo e mente più presenti, uscendo dalla fissità dell'ego e dal tempo degli orologi, andando incontro allo shock dell'ignoto possiamo vivere, davvero, le apparizioni. Che investano un concerto dei Muse o la musica di Arvo Pärt, un viaggio in Estremadura o i microgrammi di Robert Walser, la paura di morire, un film di Béla Tarr o un incidente ripreso su Instagram, questi frammenti intrecciano la rete segreta della nostra vera vita e reinventano il mondo, scompaginano la sua narrazione, reintegrano l'inatteso e l'incognito nel cuore dell'esperienza. Un movimento opposto al potere predittivo degli algoritmi e all'onniscienza del dio digitale che, col suo "sovraccarico da apparizioni", satura ogni vuoto e finisce per annullarle. Il loro campo d'elezione, allora, è quello artistico, perché la letteratura, il cinema, la musica, l'arte sono apparizioni. Spaziose, meditative, contemplative, possono raccontare un'altra storia e andare nell'"altra direzione".L'articolo è stato aggiunto al carrello
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