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Athanor (2017). Vol. 20: Pace, pacificazione, pacifismo e i loro linguaggi - copertina
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Descrizione


"Pace" è una parola che si presta a molteplici significati e sensi. Ciò è oggi maggiormente vero come conseguenza della globalizzazione, che dà luogo a progettazioni rivolte alla "pace nel mondo" o a "un mondo di pace". Si ricorre anche alla giustificazione della guerra con lo scopo di "mantenere" o "realizzare" la pace, qualificando la decisione della guerra come "preventiva" in nome della "libertà" e della "democrazia": guerra preventiva, dunque, e, in quanto tale, "giusta e necessaria"; e, poiché si propone questo nobile obiettivo nei confronti della "umanità", anche "guerra umanitaria". La propensione per la pace è anche spesso semplicemente un atteggiamento di pacificazione della propria coscienza: il mettersi la coscienza in pace, il sentirsi giustificato al punto da poter non solo dichiarare la propria buona coscienza, ma da sentirsi pure con la coscienza pulita. Ci sono i pacifisti e ci sono i pacificatori della propria coscienza, quelli della coscienza in pace. L'idea della pace è collegata con l'idea che essa sia un affare del soggetto, che dipenda da un soggetto, individuale o collettivo, riconoscerne l'esistenza, stabilirne le caratteristiche, le condizioni e le modalità per realizzarla. Sono sue prerogative, sono di sua competenza, stare in pace, volere la pace, ottenere la pace, dare la pace, mettersi in pace. In effetti, la pace è con altro, insieme all'altro, in dialogo con l'altro, in ascolto dell'altro, altrimenti la pace diviene la pace della coscienza pacificata, la pace della guerra, ottenuta con l'avere ragione dell'altro, ragione sull'altro e senza l'altro, con l'oppressione e la soppressione dell'altro, "magari sotto il nome di altruismo", o di "intervento umanitario", o anche, ormai, di "guerra umanitaria", come "extrema ratio", con l'astuzia della ragione che dà la pace e la quiete dei cimiteri.
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Dettagli

2017
13 luglio 2017
Periodico
584 p., ill. , Brossura
9788857542331
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