Compositore. Studiò prevalentemente a Ginevra con E. Koelher, che gli rivelò il sistema musicale di Skrjabin, e a Vienna con W. Klein (1935-36), che lo avvicinò alla tecnica dodecafonica. Dagli anni '50 si stabilì a Roma, dove aderì all'associazione Nuova Consonanza, ma si attenne perlopiù a un volontario isolamento, godendo soprattutto di notorietà all'estero (specie in Francia). Personaggio schivo, nutrito di cultura orientale, maturò presto un rifiuto del concetto tradizionale di «composizione», sostituendolo con l'idea di un'intuizione musicale che prescinde dallo sforzo tecnico per realizzarla. Il suo lavoro divenne allora una forma di «scomposizione» dei suoni, non già affidata al caso, ma sorretta da scelte architettoniche in continuo divenire che governano i vari parametri sonori (in particolare quello degli intervalli e dei microintervalli) e modificano nel tempo i procedimenti di reiterazione modulare. La sua attenzione al rapporto fra suono e segno, influenzata da suggestioni della scrittura orientale, anticipò soluzioni adottate in seguito dalla neoavanguardia. Tra le sue opere, molte delle quali inedite, si segnalano il poema sinfonico Rotative (1929), Tsai e Quattro illustrazioni sulla Metamorfosi di Visnù per pianoforte (1953), Quattro pezzi per orchestra (1959), Ho, cinque melodie per soprano solo (1960), Konx-om-pax per coro e orchestra (1969), Pfhat per coro, organo e orchestra (1974), Krishna e Rada per flauto e pianoforte (1986).