Compositore olandese. Figlio del compositore hendrick a. (Haarlem 1892-1981), fu allievo di K. van Baaren e di L. Berio. Dopo iniziali esperimenti con le tecniche seriali e aleatorie, del collage e della citazione (Anachronie I-II, 1966-69, per orchestra; Mattheus Passie, 1976, e Orpheus, 1977, per teatro), si è avvicinato al minimalismo, rielaborato in un linguaggio incisivo e antiromantico in cui i procedimenti di ripetizione modulare sono mediati dall'impiego di tecniche medievali e rinascimentali (l'hochetus, l'isoritmia, la variazione su ostinato) e dal contatto diretto con le prassi esecutive degli interpreti (Volharding, Perseveranza, per 9 fiati e pianoforte, 1972; Hoketus per 8 strumenti, 1977). L'idea di durata e di trasformazione nel tempo è alla base della sua poetica compositiva (De Tijd, Il tempo, per orchestra e coro femminile, da Agostino, 1981; De snelheid, La velocità, per orchestra, 1983), spesso congiunta a espliciti concetti etici e civili, come in Workers Union (per gruppo strumentale ad libitum, 1975), nel «trittico» comprendente Il Duce per nastro magnetico (1973), Il Principe (da Machiavelli, 1974) e De Staat (da Platone, 1976) per voci femminili e strumenti; e soprattutto in lavori di teatro musicale come le allegorie morali Ricostruzione (1969) e La materia (1989, in cui forme musicali antiche si fondono con elementi funky e boogie-woogie).