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Che cosa hanno in comune The Man Who Shot Liberty Valance (1962, L’uomo che uccise Liberty Valance) di John Ford – una storia “da nulla” come tutte le storie western, secondo il giudizio di Indro Montanelli – e Viva l’Italia (1961) di Roberto Rossellini – un film destinato a celebrare “ufficialmente” il centenario dell’Unità d’Italia e diventato nel frattempo un fantasma dimenticato nella storia del cinema italiano, ancora prima che nella memoria storica nazionale? Apparentemente nulla. Di qua la storia dell’uccisione di un feroce bandito, di là l’episodio più glorioso nella prestigiosa storia del Risorgimento italiano. In realtà, hanno in comune il fatto che entrambi parlano di una leggenda. Con una differenza: la leggenda dell’uomo che uccise Liberty Valance è “svelata” dalla narrazione della vera storia; la leggenda dell’impresa dei Mille è narrata da Rossellini in modo da rivelarla appunto come tale: una leggenda nata allo scopo di “coprire” ben altra scacchiera politica, in cui fu certamente decisivo il comportamento – quasi una “diserzione” – degli alti comandi dell’esercito borbonico. Lasciandola intatta, il film di Rossellini ne mette in luce tutte le crepe, costruendo gradualmente un indimenticabile ritratto di Garibaldi, consegnato paradossalmente a figura di eroe sconfitto dalla storia – ovvero la nascente Italia del Re Vittorio Emanuele II e di Cavour – proprio nella luce gloriosa della sua vittoria. Film di stile stendhaliano basato sulle memorie di Giuseppe Bandi, Viva l’Italia mira manzonianamente alla verità poetica della storia e allude verghianamente a una storiografia dei “vinti”.
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