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Sarà che “il Corvo” è, da sempre, uno dei miei film preferiti in assoluto, sarà che Bellard Richmont ha la magistrale capacità di non scendere a compromessi, né a falsi perbenismi, quando c’è da andare giù pesante, sarà che la mia vena romantica ha sempre quel pizzico di lato dark (eh, ve l’ho detto che Il Corvo è uno dei miei film preferiti)… Insomma, sarà quello che volete, ma RevenHunt è un altro romanzo che ho amato quest’anno. “Una città, due mondi. Un corpo, due anime. Una vendetta consumata sul filo che divide il thriller dall’horror” RevenHunt è l’amore tra Devon ed Elise, giovane coppia che si è appena trasferita nella nuova casa, tra progetti, scatoloni e prospettiva. È qualcosa che va storto, sensazioni, cambiamenti di personalità, freddo che passa attraverso le pagine. È “le 24 del 31”, vendetta, rabbia di un padre che ha perso la figlia. La storia regge benissimo, la trama è bella, ma, secondo me, la vera differenza la fa la penna dell’autore. Che racconta situazioni e personaggi in modo estremamente coerente, evitando un perbenismo che, in questo caso, manderebbe a monte tutto. Sensazione personale: con tutta l'approvazione che Oscar Wilde avrebbe dato all'autore, sembra quasi che il romanzo nasca dalla necessità di scriverlo, più che dalla preoccupazione di compiacere il pubblico. Ed è proprio questo a renderlo così avvincente. Allacciate le cinture, perché qui si viaggia a velocità decisamente sostenuta. Accendete la radio, perchè ogni capitolo ha la sua colonna sonora, che va dai White Buffalo a Marylin Manson, passando per i green day. E mentre siete in viaggio, guardate fuori dal finestrino, colori, strade, persone. Siete nella città che vivete, e conoscete, o siete “nell’altra metà”? E ricordate: "il Chianti è meglio berlo, che usarlo come arma".
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