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L'Autobiografia (1957) fu inizialmente concepita da Pasternak come introduzione a una nuova raccolta di poesie inedite e disperse. Il racconto, formato da cinque capitoli e due conclusioni, inizia con la descrizione dell'infanzia nella vecchia Mosca di fine ottocento e si conclude con una serie di bellissimi ritratti di scrittori (Majakovskij, Esenin, Ehremburg, Marina Cvetaeva)durante il periodo della rivoluzione. Nella prima conclusione, l’autore dichiara quali erano i suoi propositi e perché si è fermato agli anni venti: "Non intendevo scrivere la storia di un cinquantennio, basta quello che ho scritto a illuminare come, nella mia storia personale, la vita sia diventata creazione artistica, e come questa sia nata dal destino e dall'esperienza". Nella seconda conclusione, l'autore, amareggiato dalle polemiche suscitate in Urss dalla pubblicazione all'estero deIl dottor Zivago, si scaglia contro la letteratura "vile e spudorata" del suo paese.
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