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Questo libro non è un trattato sul buddhismo storico né sulle sue scuole, ma è centrato sul suo messaggio principale. Sarebbe un'impresa pressoché impossibile riassumere la ricchezza dei ventisei secoli nei quali l'insegnamento del Buddha si è sviluppato in forma quasi spontanea, ma cercheremo comunque di delinearne lo spirito.
La prima parte inizia con una riflessione sul concetto di vuoto e di pienezza nella tradizione buddhista confrontato con lo stesso concetto nelle tradizioni hindu e cristiana, continua poi con un'antica leggenda buddhista come contrapposizione alla civiltà tecnologica attuale e chiude con un capitolo più specificò sull'interpretazione del silenzio del Buddha. La seconda parte riporta uno studio articolato, Il silenzio del Buddha, che risponde a quel modo odierno di vedere la vita definito «ateismo religioso» che non è la semplice contrapposizione a tutte le forme più o meno surrettizie del teismo, né l'affermazione della non esistenza di Dio. È, almeno nel caso del buddhismo, una forma raffinata di religiosità, purificata da ogni ombra di idolatria, estremamente vicina alla sensibilità intellettuale cosiddetta postmoderna. Il silenzio non è la soppressione del suono e della parola, ma la condizione dell'ascolto e l'origine e il destino della parola stessa. Dice Panikkar nella Prefazione: «Con questo libro desidero offrire intuizioni e ipotesi di ricerca filosofica e teologica, aperte a possibilità di nuovi frutti. Vorrei nello steso tempo essere fedele all'intuizione buddhista, non allontanarmi dall'esperienza cristiana e non separarmi dal mondo culturale contemporaneo. La prima fedeltà esige che, lasciandomi ammaestrare dal Risvegliato, sparisca; la seconda filiazione richiede che nel profondo esista un'esperienza trinitaria personalmente vissuta; la terza vocazione domanda un sacro rispetto della situazione concreta dell'uomo dei nostri giorni».
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