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Anno edizione: 2020
Anno edizione: 1999
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Helen MacFarquhar è la protagonista di questo romanzo ambientato a Pequod, immaginaria cittadina del New England sull’Atlantico, che Lilian – la madre di Helen – descrive come “una colonia di artisti senza gli artisti. Non abbastanza povera per essere pittoresca, non abbastanza ricca per avere fascino. Alta società in pensione.” (p. 36) Nel periodo in cui si svolge la vicenda – e che va da qualche settimana prima della festa del 4 luglio sino a quella del Labor Day, il 1° Settembre, alla vigilia della riapertura dei corsi universitari – Helen si avvale continuativamente, per la libreria, del lavoro di Lucy, specie per tutto ciò che attiene all’amministrazione e alla logistica, e della collaborazione estiva di alcuni studenti ventenni - la bionda Kelly, Jennifer, rasata a zero - e Johnny, prossimo al compimento dei ventuno anni, figlio di una coppia di amici coetanei di Helen che le hanno chiesto di prendersi così cura del giovane durante la loro assenza estiva da Pequod. L’evento che dà l’avvio alla storia – è la “lettera d’amore” casualmente scoperta da Helen tra la posta che le viene regolarmente recapitata in libreria, caduta fuori da non si sa quale delle buste da lei aperte. La lettera si rivolge a un nome fittizio – Capra – ed è firmata col nome altrettanto fittizio di Montone (che, francamente, io avrei preferito veder tradotto in Ariete, l’equivalente del termine inglese usato anche per designare il segno zodiacale). Lettera d’amore non solo perché evidentemente rivolta alla persona amata dall’amante, ma perché in essa si accenna a interrogativi, perplessità, citazioni riguardanti l’innamoramento, la sua genesi, le sue motivazioni, manifestazioni sensoriali ed emotive, la sua ineluttabilità impervia a valutazioni razionali, la commistione di felicità e tormento che comporta. Ma l’evento che in parallelo, e in termini più profondamente coinvolgenti, rivoluziona la tranquilla esistenza di Helen, dando vita e corpo alla storia, è quello dell’improbabile quanto inevitabile innamoramento tra lei e il tanto più giovane Johnny, che approderà alla maggiore età solo alla fine de romanzo. Proprio nell’alternarsi e nell’intrecciarsi tra questi due diversi e pur tuttavia concorrenti piani – il mistero della “lettera d’amore” e quello dell’insorgere dell’amore tra Helen e Johnny – sta l’invenzione felice che anima questo romanzo della Schine, degnamente accompagnata da una non meno felice scelta nel registro e nei modi della narrazione. Una narrazione improntata alla leggerezza – nel senso specificamente indicato da Calvino – che, senza mai indulgere al sentimentalismo, al melodrammatico, e senza d’altra parte scadere nella frivolezza, affronta temi, sentimenti, stati d’animo complessi, non di rado fortemente contraddittori, connessi con età e invecchiamento, trasgressione di regole universalmente accettate, rapporti tra generazioni e tra generi, imprevedibilità e ingovernabilità di sentimenti, situazioni, e desideri, gestione di libertà e responsabilità. Nella narrazione la Schine si avvale largamente dei flussi di coscienza che fanno capo, soprattutto, alla protagonista e a Johnny; ma non di rado anche ad altri personaggi. Una scelta che contribuisce in termini rilevanti ai migliori risultati della scrittura del romanzo, anche sotto il profilo del coinvolgimento del lettore. In questa commedia – nel senso classico del termine – troverà dunque soluzione il mistero della “lettera d’amore”, ma viene riaffermata l’inestricabilità del mistero dell’innamoramento e, quindi, l’impossibilità di rispondere a quesiti e dubbi enunciati nella lettera. Il sentimento amoroso può irrompere nella propria vita in modo imprevedibile, sulla spinta di accidenti casuali, paradossali, che però e perciò si tingono del segno della fatalità. Ne può essere totalmente sconvolto, in modi e direzioni che non si sarebbero mai sospettati possibili, e tanto meno plausibili, il senso della realtà e di sé stessi. E nessuna nuova sicurezza ci viene offerta, in cambio di quelle che per l’innanzi apparivano acquisite e consolidate certezze, se non una: che il rifiutare di accoglierlo equivarrebbe a un rifiutarsi alla vita e al suo senso più intimo. (Estratto di una recensione più estesa che gli interessati possono reperire sul mio blog: http://carturco.wordpress.com/)
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