Dita di dama - Chiara Ingrao - copertina
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Dita di dama
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Descrizione


Maria ha 18 anni, nell'autunno del 1969: un seno troppo sfacciato, e dita di dama. È la prima della classe, ma finisce operaia: come 'Aroscetta, Ninanana, Paolona, Mammassunta... Le loro storie, fra rabbia e risate, nel turbinio dell'Italia che cambia. Il contratto dei metalmeccanici, Piazza Fontana, la legge sul divorzio. Fare la crumira, poi scioperare e diventare delegata: scontrarsi con i genitori, crescere, essere travolta da un amore che sembra impossibile. E l'amicizia: a raccontare la storia è Francesca, l'amica di sempre. Quella che è cresciuta nello stesso palazzone della periferia romana, ma ha potuto studiare. Quella che oggi si guarda indietro, e pensa che ci ha lasciato una parte di sé, in quei "giorni così, tempi così: allegri e feroci, e più veloci della luce". "Abbiamo bisogno di non dimenticare la nostra storia," scrive Maurizio Landini nella postfazione in cui riflette sui nessi fra l'autunno caldo e le sfide del presente, "per trovare forza e nutrimento, ricordando i modi in cui cinquant'anni fa siamo stati capaci di 'cambiare il modo di pensare, di lavorare, di vivere'."

Dettagli

28 novembre 2019
311 p., Brossura
9788834602102

Valutazioni e recensioni

  • LIZIA DAGOSTINO

    Le dita di dama richiamano l’immagine delle mani di Maria “mi’ fija metalmeccanica”, mani da ventenne che osservano, che pensano, mani capaci di coinvolgere e di decidere. Ritrovo la vita parallela della Storia e delle storie di donna. È un romanzo di formazione, commovente perché reale, che fotografa attraverso pezzi di vita, gli amori, la stanchezza quotidiana, la lotta e “le quaranta ore settimanali, l’aumento salariale uguale per tutti, il diritto di assemblea”p.75. Negli anni ’70, Chiara Ingrao è sindacalista e ricorda quegli anni non solo come il periodo dei terrorismi, ma come il tempo in cui maturano, anche, attraverso il pensiero e l’azione delle donne, il contratto dei metalmeccanici, lo Statuto dei lavoratori e le relazioni gerarchiche e frustranti con il potere dei sorveglianti, dei marcatempo, dei capisquadra, dei capireparto. “<Dal basso> era un’espressione molto usata, piaceva tantissimo; eccetto a Maria, che la trovava volgare. È offensivo, diceva, <basso> a chi? Ora perché uno sta in fabbrica, va considerato basso? Io no mi sento bassa per niente, protestava.” p.101 E’ la storia della dignità delle lavoratrici raccontata da Francesca, voce narrante, studentessa di legge, amica del cuore di Maria. Dita di dama, dita di donne che, fabbricando televisori nella romana Voxon, strutturano la politica come trasformazione del quotidiano, come rivoluzione simbolica, come scelta di comunione. Perché tutte le persone vincano. Risento le discussioni sulla qualità del lavoro in fabbrica, la paura delle bombe sui treni, l’approvazione traumatica per molti/e della legge sul divorzio, gli scontri di Reggio Calabria, la grande manifestazione dei metalmeccanici a Roma, Trentin, Ciccio Franco assieme a Ninanana, ‘Aroscetta, Peppe, Mammassunta,… Dedico a Nuccia questa lettura domenicale. Non è su facebook, ma mi raccontava da sindacalista gli anni in cui anche qui a Bari prendeva forma ed energia il pensiero delle donne: la coscienza femminile, il doppio sì del lavoro e della famiglia, l’emancipazione, l’autonomia, l’indipendenza. Riscopro, così, le radici antiche di un impegno faticoso e appassionato, personale e professionale nella Gestione delle Risorse Umane: i posti di lavoro come occasioni di crescita, la promozione nella diversità dell’uomo e della donna, la consapevolezza di sé come base di ogni crescita sana. Chiedo alla scrittrice: cosa c’entrano i versi danteschi che intitolano i capitoli del romanzo? C’è davvero bisogno di un’abbondanza di senso? Non chiudo il libro, convinta che ci sarebbe lavoro se gli artigiani e le artigiane della filosofia e della psicologia fossero impegnati in prima linea nella creazione e nella applicazione di una antropologia lavorativa, di una visione comunitaria della società etica e morale, di una Formazione Alla Persona, verso il divenire persona. Lo studio, la ricerca, la formazione, ed è già politica. “Immaginati le facce, le storie, i corpi: solo così puoi capire a che accidenti serve la legge”p.168

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