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Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2024
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«Tutto era iniziato lí: il giardinetto di zia Ifeoma accanto alla veranda del suo appartamento di Nsukka aveva cominciato a spazzare via il silenzio. La sfida di Jaja ora mi sembrava come l'ibisco viola sperimentale di zia Ifeoma: raro, con un sottofondo fragrante di libertà, un tipo di libertà diversa da quella che la folla aveva invocato a Government Square dopo il colpo di stato agitando rami verdi. Una libertà di essere, di fare.»
«La storia delicata e toccante di un bambino che ha conosciuto troppo presto l'intolleranza religiosa e il lato piú oscuro del suo Paese, la Nigeria» – J.M. Coetzee
Kambili ha quindici anni. Vive a Enugu, in Nigeria, con i genitori e il fratello Jaja. Suo padre Eugene, proprietario dell'unico giornale indipendente in un Paese sull'orlo della guerra civile, è agli occhi della comunità un modello di generosità e coraggio politico: conduce una battaglia incessante per la legalità, i diritti civili, la democrazia. Ma nel chiuso delle mura domestiche, il suo fanatismo cattolico lo trasforma in un padre padrone che non disdegna la violenza. Cosí Kambili e Jaja crescono in un clima di dolorose contraddizioni fino a che, dopo un colpo di Stato, non vanno a vivere dalla zia Ifeoma. E nella nuova casa, tra musica e allegria, i due ragazzi scoprono una vita fatta di indipendenza, amore e libertà: una rivelazione che cambierà il loro futuro. L'ibisco viola, opera d'esordio di Chimamanda Ngozi Adichie, racconta le trasformazioni civili e politiche del postcolonialismo, ma è anche un romanzo sulla linea sottile che divide l'adolescenza dall'età adulta, l'amore dall'odio.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Di Chimamanda Ngozi Adichie avevo solo letto i saggi Il pericolo di un'unica storia e Dovremmo essere tutti femministi, quindi questo romanzo è stato il mio primo approccio con lei per quanto riguarda la narrativa, e non sono rimasta delusa, anzi! Una storia forte, dolorosa, ma anche gioiosa. Pone molti spunti di riflessione come ad esempio quanto è facile superare la linea di confine tra fede e fanatismo religioso, e non accorgersene completamente. Recupererò anche gli altri romanzi.
Calati in un paese, la Nigeria, dalle tradizioni molto lontane dalle nostre, i lettori possono immedesimarsi nella realtà claustrofobica che la protagonista si trova ad affrontare: quella di un padre padrone che tiene in scacco la famiglia per via del suo fanatismo religioso quasi estremo. Con una scrittura asciutta e d’impatto, la Adichie ci regala uno spaccato di vita autentico, quasi riuscendo a farci percepire gli odori e i colori che descrive. Definirei “l’ibisco viola” un romanzo di formazione e sento di doverlo consigliare a tutti per una sensibilizzazione ad ampio spettro sulla violenza domestica e sul fanatismo e per avvicinarsi un po' di più a Paesi dai costumi così diversi dai nostri.
Avrei voluto leggere questo libro da adolescente. Avrei voluto passare le notti a leggerlo e saltare le lezioni all'università per sapere come andrà a finire... Avrei voluto discuterne con i miei amici, parlarne durante le pause pranzo, consigliarlo a leggere a tutti che considero dei grandi lettori. Invece lo letto adesso, da adulta e sopratutto da mamma. Leggendo avevo ansia di arrivare alla fine. Avevo paura. Ero furiosa, mi chiedevo spesso "come sia possibile???", piangevo... Adesso vorrei che lo leggessero i miei figli. Vorrei che intuirono la crudeltà del mondo nella sua indifferenza e la bellezza della vita, capirono che basta poco per essere felici, ma che vivere felici è un'arte e sopratutto che imparano a ribellarsi all'ingiustizia.
Recensioni
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