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C’è chi sostiene che il sentimento antifascista non abbia coinvolto i siciliani, o che comunque nell’isola sia stato abbastanza tiepido. Diverse testimonianze, tuttavia, provano il contrario. A queste si aggiunge, da ultimo, quella che Ciro Spataro ci offre nel suo recentissimo saggio “Il caso Carmelo Clemente” edito da Nuova Ipsa. Nella documentata ricostruzione di Ciro Spataro – che, da allievo di Francesco Brancato, ha svolto una certosina ricerca tra le fonti (archivi, biblioteche di tutta la Penisola) -, le vicende umane, toccanti ed esemplari, di Carmelo Clemente dimostrano come la passione politica e l’avversione al fascismo superano ogni ostacolo, anche quelli generati da divisioni di parte che non furono estranee alla Resistenza. Carmelo Clemente (classe 1904) aderì ai moti antifascisti e per partecipare attivamente alla Resistenza lasciò il suo paese, Marineo, spostandosi nel nord-Italia, in Francia e in Argentina. Clemente conobbe gli stenti della miseria e fu lontano dagli affetti familiari, pur di coltivare i suoi ideali politici. Presidente del Comitato di Liberazione Nazionale di Milano, iniziò la sua militanza politica nel Partito Socialista Italiano, per poi aderire al partito Comunista d’Italia e, infine, al Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (Psiup). La sua militanza s’intreccia con quella di Bordiga, Gramsci, Pertini, e di tanti altri protagonisti della Resistenza. La sua è una storia degna di essere ricordata, e a Ciro Spataro – amministratore di Marineo per lunghi decenni e ancora oggi, ma anche uomo di cultura attento allo studio della storia locale e alla poesia (ha fondato il Premio di poesia Città di Marineo) – va il merito di averla disseppellita dall’oblio. Una storia, quella di Carmelo Clemente, assai significativa. Sì, perché il partigiano di Marineo fedele ai valori del socialismo visse privazioni e umiliazioni non trascurabili. Fu infatti accusato di essere spia dell’ O.V.R.A., la polizia politica mussoliniana nata per reprimere l’antifascismo. Quell’accusa gli costò l’emarginazione, l’espulsione dal partito, la prigione; e si trattava di un’accusa del tutto infondata, come dimostrarono le indagini che ne seguirono e come mette in risalto la dettagliata ricerca di Ciro Spataro. Il libro di Ciro Spataro ci fa rivivere la Resistenza al nazifascismo sotto diversi aspetti: la passione ideale che l’animò, ma anche i conflitti interni tra i partiti e le fazioni del movimento antifascista. Sotto quest’ultimo profilo, il saggio di Spataro ha il coraggio di analizzare la Resistenza anche nei suoi lati oscuri, come sottolinea Michelangelo Ingrassia nell’interessante postfazione. Antonino Cangemi
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