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Anno edizione: 2004
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Un libro che definir “particolare” è troppo poco e definir “assurdo” è troppo e basta. Un libro con una trama semplice, eppur difficile da riassumere! L’ho letto, “patendo”, perché me lo sono imposta, solo perché volevo capire dove cavolo l’autore volesse andare a parare. A dire il vero, inizialmente, ero affascinata dalla mia stessa incapacità di comprensione (evento non raro, questo va ammesso, ma che non smette mai di stupirmi!!). Al termine dei primi capitoli mi sentivo un’ “Alice lettrice” che era stata catapultata nel Paese delle meraviglie…non che questo libro gli somigli, niente affatto, ma si respirava un’aria tanto surreale da sentirmi legittimata a questo paragone. Bene, noto che non ho ancora detto un granchè, ma spero di non avervi incuriosito perché è un libro che non vi consiglio, anche se per molti espertoni del settore è da considerarsi un capolavoro! Comunque si tratta di una sorta di giallo in senso lato…un “giallo-filosofico”, un “poliziesco metafisico” come l’hanno definito i già citati espertoni. I fatti: una serie di impiccagioni…un passero, un bastoncino (?!?!), un gatto… Una ricerca spasmodica e decisamente forzata di indizi che permettano di fornire una spiegazione logica (?!) dell’accaduto. Ed un tentativo altrettanto spasmodico e forzato di mettere in relazione le impiccagioni con la boccuccia perfetta di una gentil pulzella, che a sua volta è in relazione con la bocca storta della cameriera…il portacenere con la rete del letto…e le mani di Lena con quelle di Witold e poi quelle del prete…ecc ecc… Aiuto, mi sono persa! Il succo del discorso: ragionando per supposizioni (ovvero dando libero sfogo alla nostra fantasia che è tutt’altro che oggettiva!), con il difficile scopo di mettere ordine nel caos, appigliandosi alle minuzie della realtà che ci circonda, si scopre che tutte le combinazioni sono possibili, anche quelle che sembrano assai improbabili e che, forzando noi stessi la realtà, essa ci seguirà “materializzando” la nostra fantasia (“Da una parte, il mondo sembra darsi da fare per adeguarsi alle nostre fantasie, dall’altra, le idee si fanno realtà in quanto credute reali”)…il che non significa affatto che tutto sia possibile, ma questo, forse, lo penso solo io e non l’autore, o solo l’autore e non io, o sia io che l’autore o nessuno dei due…non lo so! Ah, altro messaggio: la noia gioca brutti scherzi, così come il non voler pensare ai problemi che ci affliggono realmente. Probabilmente c’è altro “dietro” a questo giallo, anzi sicuramente c’è…per esempio tutto quel gran parlare del “sestessismo”, del “mepropismo” ed il linguaggiucolo linguaggino infarcitum di latino latinorum, graziosinucci diminutivini et rivoluzionerrimi neologismi del signor Leo ed il suo berg, vogliono certamente dirmi qualcosa…ma io non so spingermi oltre e per me sta roba resta un caso parzialmente irrisolto! Riporto alcune frasi di Cosmo che spero chiarifichino tutto il mio blablablare: “…l’eccessiva concentrazione su un unico oggetto porta alla distrazione, quell’unico oggetto nasconde tutto il resto…” “Come mai noi, nati dal caos, non possiamo mai accostarci ad esso, non facciamo in tempo a dargli un’occhiata che subito, sotto il nostro sguardo, nasce l’ordine…e la forma?” “La camera si riempì ora di azioni decise e precise, le quali però, essendo nate dalla noia, dall’oziosità, dal capriccio, celavano in sé una certa dose di imbecillità.” “E già si avvicinava quel terribile momento in cui non si sa più cosa fare. Fu allora che notai qualcosa. (eheheheh!!…scusate l’intrusione!) Poteva essere un niente, ma poteva anche non essere un niente. Molto probabilmente una cosa priva d’importanza…ma ad ogni modo…” Hemm, forse ho dedicato troppa attenzione a questo libro per considerarlo da scartare! Sono sorpresa!
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