Il bambino vitruviano. L'innovazione di Janusz Korczak - Dario Arkel - copertina
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Il bambino vitruviano. L'innovazione di Janusz Korczak
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Descrizione


Il rivoluzionario pensiero pedagogico di Janusz Korczak, pediatra e letterato ebreo polacco, ha conservato tutta la sua dirompenza dopo aver attraversato gli orrori di due guerre mondiali, diventando oggi una delle testimonianze più illuminanti che si possano distinguere nelle tenebre della Shoah. Nel 1911 Korczak fu ispiratore, costruttore e direttore dell'orfanotrofio ebraico Dom Sierot a Varsavia: un'utopia realizzata, «la meraviglia dei bambini soli». L'esperienza del Dom Sierot, insieme alla storia della sua vita e soprattutto della fine della sua vita, fa di Korczak «uno degli uomini migliori che il pianeta abbia mai ospitato». In un saggio composito che lega l'esempio del pedagogista al nostro presente «rapace», dominato dall'intolleranza e dalla semplificazione, Dario Arkel esplora le possibilità creative dell'infanzia e traccia la figura del "Bambino Vitruviano", a fondamento di una società della condivisione dove i bambini non siano ridotti e schiacciati sul mondo adulto, ma liberi di essere se stessi.

Dettagli

Libro universitario
172 p., Brossura
9788832826883

Valutazioni e recensioni

  • Ho semplicemente divorato questo saggio senza nessuna difficoltà, nonostante la mia preferenza per i romanzi. Devo dire che mi ha colpito lo stile molto semplice, nonostante chi scrive sia un noto docente di Pedagogia Sociale, tra i maggiori esperti della vita e dell’opera del pedagogo ebreo polacco Janusz Korczak, guida dei bambini, ucciso nel 1942 nel campo di sterminio di Treblinka. La sua figura di educatore è stata coraggiosa ed è rimasta nella storia. Secondo il suo pensiero, il bambino appena nato è molto fragile e il suo spazio è blindato, il suo tempo è esclusivo, il presente infinito, che amplifica a suo piacimento. Nella sua persona si può individuare il "Bambino Vitruviano", ispirato da un Leonardo ancestrale: egli supera le difficoltà con fatica e impegno, e percorre il cammino oltre queste, scoprendo a mano a mano di che cosa lui è fatto, corpo, movimento, tempra, sorriso, sguardo, gioco. Ho trovato molto interessante tra gli altri questo pensiero: "Il bambino si ama e basta. Capirlo è poco, comprenderlo un passaggio, amarlo è condividerlo nell'esperienza della crescita comune, della trasformazione che coinvolge l'adulto alla ricerca della porta aperta verso l'assoluto in terra che avvicina alla limpidezza del cielo. Amare il bambino è viverlo, conoscerlo, comprenderlo, condividerlo". Bellissimo questo pensiero e sono d'accordo. A volte sembra facile amare un bambino, condividere le sue esperienze con pazienza, senza soffocarlo, criticarlo per i suoi sbagli. Essere genitore consapevole e responsabile, d'altronde, è una delle cose più difficili ma anche più affascinanti.

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