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Disegnavo pappagalli verdi alla fermata del metrò. La storia di Ahmed Malis
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Disegnavo pappagalli verdi alla fermata del metrò. La storia di Ahmed Malis - N. Bortolotti - copertina
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Disegnavo pappagalli verdi alla fermata del metrò. La storia di Ahmed Malis

Descrizione


Una storia di riscatto, solidarietà e tenacia: perché solo quando ci crediamo fino in fondo, i sogni possono diventare realtà.

Anche questa notte, secondo il mito degli antichi Egidi, Ra, dio della luca, combatterà contro Caos, il serpente nero, e rigenererà il mondo. E l'alba che sorgerà l'indomani sarà un nuovo miracolo. "Sarai all'altezza?" mi domanda il serpente nero in un sogno inclinato, da cui non riesco a svegliarmi, prima di ghermirmi nelle sue spire. "Cosa vuoi fare della tua vita?"

«Un talento strepitoso» - Fabio Fazio, Che tempo che fa

«Ahmed, prodigio autodidatta della matita, ha fatto centro con i suoi disegni impressionanti, che sembrano fotografie.» - Corriere.it

Ahmed Malis, un ragazzo di origine egiziana, figlio di genitori immigrati a Milano negli anni Ottanta, ama disegnare ed è un vero prodigio autodidatta. La sua famiglia, però, non ha abbastanza disponibilità economica per mandarlo all'accademia d'arte e sogna per lui un futuro solido, non certo da artista. Ahmed frequenta insieme ai suoi fratelli il centro di aggregazione giovanile CDE Creta, molto attivo nel quartiere milanese del Giambellino. Proprio qui, grazie all'iniziativa di un educatore che più di tutto vuole dare una chance a questi adolescenti spesso allo sbando, Ahmed riesce a pubblicare i suoi disegni sul Corriere.it e a realizzare il suo sogno. Età di lettura: da 13 anni.
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Dettagli

2020
2 settembre 2020
240 p., ill. , Brossura
9788809880641

Valutazioni e recensioni

 IA
Recensioni: 5/5
Da leggere assolutamente

"Disegnavo pappagalli verdi alla fermata del metro'- la storia di Ahmed Malis". Già il titolo e la copertina di questo libro sono qualcosa che attira l'attenzione.  Hanno attirato la mia, che fin ora non sono stata un accanita lettrice.....mi sono trovata con questo libro in mano senza neanche sapere il perché e la piccola scritta in basso a sinistra sulla copertina liscia e flessibile " QUESTA NON È UNA FOTOGRAFIA " mi ha dato il colpo di grazia per far sì che la voglia di leggere questo libro diventasse indomabile....il primo segno che conferma quello che sembra diventato il mio mantra....l'arte salverà il mondo, l'arte salverà il mondo, l'arte salverà il mondo.   Questa storia racconta di Ahmed Malis, della sua famiglia, dell' arte , di personaggi reali con storie reali.....e Nicoletta Bortolotti riesce veramente a farti dimenticare che stai leggendo un libro....senza accorgertene ti ritrovi a tirare la nebbia e fartela entrare fino a dentro ai polmoni , ti ritrovi a vedere quelle strade, quelle case , a sentire l'aria descritta e delicatamente spinta tra figure retoriche, linguaggio parlato e scorrevole, a vivere le emozioni dei personaggi raccontati nel libro....un libro delicato e poetico nelle descrizioni dei blocchi di cemento,  che ti fanno vedere il bello che c'è anche dove non sembra.....ti trovi a desiderare quella rosa che non appassisce mai.....ti dà una nuova visione , una nuova chiave di letture dell'iperrealismo .....ti fa ricordare di credere nei sogni, di rincorrere i propri desideri e alla fine di apprezzare anche tutte quelle difficoltà  che incontri per strada. Ti fa vedere la bellezza delle "cose giuste che accadono nei posti sbagliati" e ti fa perdere piacevolmente nell'atmosfera di "Gianbel City" ....un atmosfera romantica con un cuore pulsante che ti fa venire voglia di " riscatto". Grazie alla Bortolotti per averlo scritto così bene ( mi ha fatto venire voglia di tornare in libreria) e a Ahmed.

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Recensioni: 5/5

“Disegnavo pappagalli verdi alla fermata del metrò” di Nicoletta Bortolotti Il volume narra di un ragazzo di periferia dotato di estro artistico. Egli frequenta il liceo, il quartiere, un centro di aggregazione sociale e, soprattutto, rispetta un “patto”, col giusto equilibrio di chi impara a crescere fra la strada e una famiglia sana e povera. Farà vari tentativi per valorizzare le sue capacita ricevendo solo delusioni; un evento imprevisto gli darà spazio. L’incipit è crudo e nudo: una frase dura, violenta, irrispettosa per chi auspica una crescita civile. Ma tale è il contesto in cui gran parte della vicenda si svolgerà. Le immagini dei disegni di cui l’autrice narra - alcuni presenti nel libro - stimolano la meditazione del lettore nella loro sintetica bellezza; i tratti di matita rammentano la freschezza e la spontaneità; definirli iperrealisti mi sembra poco: essi danno l'impressione di porsi al limite del surreale, così decontestualizzati dalla realtà circostante, ma incisivi nei particolari più minuti, quasi come elementi onirici dominanti nella visione parziale del mondo che una mente molto giovane può avere. L’autrice integra perfettamente l’iperrealtà dei disegni di Ahmed, il protagonista, con un racconto altrettanto iperrealista ed immerso in un gergo, a noi forse estraneo, che rende ancora più reali e meditati i frammenti di vita vera e vissuta, nella densità di particolari essenziali, nella caratterizzazione dei personaggi, nella descrizione delle distopie. L’uso frequente e necessario dello slang giovanile, non sminuisce la narrazione, anzi, esso rappresenta il contesto narrativo necessario al contesto sociale, alla perfetta suggestione d’un tuffo in ambienti inconsueti da cui chiunque può trarre qualche insegnamento. Il racconto disegna la nostra immaginazione sospesa a mezz’aria, fra la cruda realtà e la memoria, gergo giovanile e termini alieni, metafore stimolanti e assonanze utili al contesto, popolando la mente di immagini fatte di emozioni immerse nella infelice realtà della fatica del vivere quotidiano.

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