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Anno edizione: 2020
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Un libro sull'orrore patito, ma anche sulle forze del cuore, dell'anima e della mente che cinque prigioniere seppero opporre all'atroce realtà del Lager.
«Le deportate erano, nel migliore dei casi, estenuati animali da lavoro e, nel peggiore, effimeri "pezzi di immondizia". Ce lo confermano le pochissime a cui la forza, l'intelligenza e la fortuna hanno concesso di portare testimonianza» – Primo Levi
A Ravensbrück, il campo di concentramento destinato ad accogliere una popolazione in prevalenza femminile, morirono circa novantaduemila donne. Lidia Beccaria Rolfi (che là fu deportata e sopravvisse) e Anna Maria Bruzzone hanno raccolto le testimonianze di alcune prigioniere che raccontano la loro esperienza di deportate, coperte di stracci, divorate dai pidocchi, sfinite dalla denutrizione, dalle botte, dai bestiali turni di lavoro. Un libro sull'orrore patito, ma anche sulle forze del cuore, dell'anima e della mente che le cinque prigioniere seppero opporre all'atroce realtà del Lager.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Lessi per puro caso questo libro, prestatomi per la mia tesina di maturità e anni dopo anni sono riuscita a ordinarlo e inserirlo nella mia personale biblioteca. Non poteva mancarmi un libro che trovo unico nel panorama dei resoconti della seconda guerra mondiale. Qui, non solo si parla della deportazione di dissidenti politici italiani, si parla di donne italiane e partigiane. E qui, non in Levi, ho compreso appieno il disegno dei nazisti: essi non volevano solo eliminare i propri nemici; prima volevano uccidere la loro umanità, strappargli la loro identità - personale, etnica, religiosa, morale- e fare in modo che le vittime stesse, pur di sopravvivere un giorno in più, facessero scempio della propria dignità. Assolutamente da riscoprire.
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