Un ibrido tra un memoir e una raccolta di saggi che ruotano intorno all'amore per la natura incontaminata e selvaggia, evidenziando l'importanza di affermare un rapporto sensoriale con essa anche nella nostra contemporaneità perennemente affannata. Queste pagine raccontano una passione viscerale per i canyon e l'esperienza cromatica intensa dello Utah meridionale, dove la californiana Ellen Meloy aveva scelto di vivere con il marito ranger, ma anche i suoi viaggi in territori vicini e lontani, come ad esempio il deserto del Mojave e le coste dello Yucatan. Le descrizioni liriche e particolareggiate di Meloy sono state egregiamente tradotte da Sara Reggiani e restituiscono lo stupore che si prova davanti a certi spazi immensi. Non sono dei meri resoconti geografici, ma delle riflessioni che partono dal ruolo cruciale dei colori nella fruizione del mondo empirico per diventare introspettive e focalizzarsi su quanto di bello ci circonda e di cui spesso ci dimentichiamo o non ci curiamo come dovremmo, laddove la responsabilità ecologica dovrebbe essere sempre intesa come responsabilità civile. Un volume denso, da leggere senza fretta, ma a cui ricorrere per immergersi nell'azzurro del cielo sconfinato e ritrovare infine il respiro nel bel mezzo della frenesia.
Antropologia del turchese. Riflessioni su deserto, mare, pietra e cielo
Questa è una raccolta di saggi che esplora il rapporto spirituale, emotivo e biologico fra l'uomo e i colori, il modo in cui questi hanno plasmato l'umanità e come è cambiato il nostro impatto sul pianeta mentre questo legame si logorava nel tempo.
«Questa traduzione italiana, così efficace e scrupolosa nei dettagli, si presenta quasi più come un atto di devozione che come una proposta editoriale, ed è la prova che la qualità vera, l'originalità, l'indipendenza del carattere possiedono una capacità di durata e circolazione del tutto indipendente dalle mode e dalle patacche» - Emanuele Trevi, La Lettura
Ellen Meloy, scrittrice naturalista che con questo libro è stata finalista al Premio Pulitzer nel 2003, un anno prima di venire a mancare, ci accompagna in un viaggio attraverso territori di straziante bellezza e vulnerabilità, generando nel lettore un rinnovato impulso a prendersene cura. Meloy fa della nostra capacità di percepire i colori un'esperienza squisitamente sensoriale. L'unica vera mappa cui vale la pena di affidarci per conoscere questo mondo in perpetuo cambiamento, osserva, è quella che i nostri sensi sono in grado di tracciare. Se invece di sfruttarla ci limitassimo a godere della natura, se ci abbandonassimo alla sua seduzione, potremo tornare a sentirci vivi e parte di qualcosa di più grande. La domanda fondamentale che questo libro pone è: vogliamo vivere sulla Terra a mo' di ciechi parassiti o contribuire alla sua sopravvivenza come l'istinto ci suggerisce da sempre di fare?-
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Anno edizione:2020
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Gwen1984reader 27 dicembre 2024Riflessioni sulla bellezza della natura
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