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Anno edizione: 2016
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Scrivo questo commento tempo dopo averlo letto. In realtà ricordo come se fosse ieri le letture di questo libro. Trovo Hemingway lo scrittore che meglio incontra i miei gusti, non è un caso che i suoi libri sono quelli che leggo con più piacere oltre che con maggiore fluidità. La sua prosa (mi permetto di esprimermi in proposito nonostante non possa affermare la mia completa competenza..) è sicuramente più lineare rispetto a molti scrittori suoi contemporanei, ma la tempo stesso non banale. Fulminanti (il termine mi pare più che azzeccato sono i periosi dedicati alle descrizioni di un paesaggio, di una birreria o di un vestito di un uomo e sorprendente è il modo con cui passa da un livello di insieme al particolare e viceversa. E' sicuramente uno degli aspetti che mi affascina. D'altra parte la vita stessa di Hemingway, in gran parte riflessa nei libri, ha in sè un'attrazione innegabile da parte mia: una vita piena di viaggi ed avventure, gedendo di ogni istante mosso da un'inesauribile ricerca del bello e dei piaceri della vita. Trovo assolutamente insolito il modo in cui egli riesce a decrivere l'appagamento di un buon pasto, di una buona birra come di un bel sole o di una fitta nebbia in un particolare paesaggio. Il tema della caccia, come quello della corrida in questo libro, sono solo alcuni tra gli innumerevoli, legati tutti da questo filo rosso del godere appieno della vita. Non sono ancora mai stato in Spagna ma non vedo l'ora di andarci da quando ho letto il libro e sono sicuro che sarà molto più eccitante di quella che sarebbe stata andarci senza averlo letto.
Jake Barnes è un giornalista americano che vive a Parigi. E' innamorato di Brett, trentaquattrenne bella ed infedele, incapace di avere una relazione che vada più in là del tempo di una notte, e che si aggrappa a Jake ogni volta che le viene da fare i capricci. Jake ed altri anglofoni, come il fallito squattrinato Mike, l’ex pugile Robert Cohn, Bill, e Brett, che sebbene promessa sposa di Mike, passa una notte con Cohn per “aiutarlo”, dice, si recano in Spagna, per assistere alla Fiesta. Tra notti insonni, tori in corsa, sangue e morte, alcool gettato in gola senza sosta, scazzottate e l’ennesima conquista di Brett - stavolta a spese del diciannovenne ed affascinante torero Romero - il romanzo è l’emblema della “Lost generation”, definizione coniata dalla scrittrice statunitense Gertrude Stein per indicare i giovani scrittori statunitensi emigrati in Francia fra il 1920 e il 1930, accomunati dalla delusione e dal disincanto. Si tratta di uomini che, privati di ogni fede nei valori morali, conducono un'esistenza cinica, attenti soltanto a soddisfare le proprie istanze emotive, sullo sfondo stavolta, dello spettacolo cruento della corrida.
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