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Dalle parole e dagli atti della Chiesa cattolica nell'anno giubilare emergono contraddizioni teologiche e politiche: da un lato la Chiesa confessa gli errori del passato, dall'altro, beatificando Pio IX o il cardinale Stepinac', propone a modello dei fedeli chi da quegli errori non era affatto immune; da un lato promette di correggersi, dall'altro riconferma la propria infallibilità e continuità, e pretende supremazia. Ambiguità e pretese che, mentre manifestano contrasti interni irrisolti, compromettono il dialogo ecumenico e interreligioso promosso dallo stesso Papa Giovanni Paolo II, e incidono sui rapporti tra Chiesa e Stato, tra credenti e non credenti, tra maggioranza e minoranze.Il punto di vista da cui Stefano Levi Della Torre osserva i fatti e i documenti è quello di un cittadino italiano, laico, appartenente alla minoranza ebraica; e da anni impegnato attivamente nei colloqui ebraico-cristiani. Se pure critica e senza reticenze, la sua riflessione intende proporsi a laici e credenti in modo interlocutorio.
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