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Anno edizione: 1992
Anno edizione: 2013
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Manganelli è inquieto, sull’aereo che lo porta per la prima volta verso l’India, questa «casa madre dell’Assoluto» – inquieto come tutti noi, perché l’India è stata e continua a essere lo shock per eccellenza, fisico e metafisico. Perciò chiamerà queste pagine «esperimento con l’India»: perché l’India toglie al viaggiatore la sua naturale sovranità e distanza. Così ogni «esperimento con l’India» è innanzitutto un esperimento con se stessi, un consegnarsi al «deposito dei sogni, l’unico luogo dove esistono ancora gli dèi, ma come delegati di un Dio sprofondato in sé medesimo, e contemporaneamente incarnato dovunque, un luogo di templi e di lebbrosi, dal quale il sorriso di Buddha o di Śiva non sono mai stati cancellati, morbidi e incomprensibili, estatici e mortali».
Viaggiatore tardivo e magistrale, Manganelli seppe mettere la sua prosa, cresciuta nello spazio sigillato della mente, alla prova del mondo, illuminandolo con una naturalezza e una leggerezza sconcertanti. Questo viaggio in India avvenne nel 1975: l’autore ne scrisse subito il resoconto, che qui appare per la prima volta in forma di libro.
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Il migliore tra tutti i resoconti di viaggio in India di scrittori occidentali (Gozzano, Pasolini, Moravia, Fernandez). Lo sguardo di Manganelli sull'unico luogo "dove esistono ancora gli dei" è profondo e distaccato al tempo stesso. E regala la sensazione di una vertigine in sogno. “Aggirandomi per lo sterminato tempio di Madurai, si avverte qualcosa che si vorrebbe chiamare «il modo asiatico di scoprire gli dèi» : un procedimento che si alimenta da una vocazione ai sogni, e da un lato ne ha l’infinita inconsistenza e l’erratica inventività, e, insieme, riesce a pietrificare codesta materia sognata, lasciandole tutta la sterminata dilatazione labirintica, la genealogia delle incarnazioni, tutte successive e tutte contemporanee.”
Recensioni
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