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Solo un maestro della storiografia come Fernand Braudel poteva affrontare l’impegno di un panorama universale di storia contemporanea, profondamente nuovo ed originale. Braudel non si limita infatti a fissare in una nitida sintesi le fasi della storia del Novecento, superando il vecchio punto di vista eurocentrico, ma ricerca nei secoli passati gli elementi, le costanti che possono facilitare la comprensione del mondo in cui viviamo. Nel primo volume Braudel, dopo un esame dei caratteri comuni delle civiltà umane, affronta la realtà concreta di paesi che sono più che mai al centro dell’attenzione mondiale: l’Africa nera, l’Islam, la Cina, l’India, il Giappone, l’Indocina, l’Indonesia, i cui problemi sono per lo più conosciuti solo approssimativamente, e che qui vengono colti in una prospettiva rivelatrice che si avvale degli strumenti più moderni: oltre all’economia, la sociologia e l’antropologia. Non dunque un arido elenco di dati e di fatti, ma un’ideale conversazione con il lettore sempre ricca di suggestioni illuminanti, di proposte, e anche di problemi metodologici discussi nel contesto di una storia viva. Dopo l’esame delle civiltà extraeuropee, in questo volume Fernand Braudel affronta le complesse vicende storiche del vecchio continente. «Ci è parso opportuno cominciare con l’allontanarci dall’Europa – scrive lo storico – e prendere contatto con mondi a noi estranei per poter meglio renderci conto del fatto che l’Europa non è, o almeno non è più, il centro dell’universo. Europa e non-Europa: questi, tuttavia, sono ancora i termini dell’antinomia fondamentale su cui deve centrarsi ogni tentativo serio di comprendere il mondo. L’etichetta di Europa, nel suo senso più largo, non si limiterà ad abbracciare l’Occidente, ma comprenderà anche le nuove Europe, e cioè, da un lato, le molteplici filiazioni americane del continente antico; dall’altro, la multiforme esperienza dei sovietici, europea, checché se ne dica, fin nell’ideologia».
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