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Anno edizione: 2002
Anno edizione: 2014
Anno edizione: 1985
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Una storia di amore, inganno e morte sullo sfondo della Russia staliniana.
«Scritto intorno agli anni Trenta da un genio, questo breve capolavoro è il romanzo della polizia, del controllo, dell'annullamento totale dell'uomo sotto la più potente, importante e demiurgica dittatura poliziesca che l'uomo moderno abbia mai conosciuto. Ha un predecessore altrettanto profetico: Franz Kafka... Simenon con pochi tratti, come un grande pittore appunto, costruisce scene, costumi e nomi e personaggi che paiono coperti dalla cipria bianca della pittura surrealista e metafisica. La sua semplice chiara prosa di umile scrittore di gialli è percorsa dal vento dei Balcani, evoca, con la sola parola Mar Nero, un mare nero, descrive gli uomini a due dimensioni: una di faccia e l'altra di profilo.»(Goffredo Parise)
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Adil bey, giovane console turco - più per meriti militari che per doti diplomatiche - si ritrova a Batum, in URSS, accolto con ostilità, quanto non con mera e distaccata indifferenza, dai colleghi rappresentanti di altri paesi e da John, ambigua figura di affarista e doppiogiochista. In questa cornice, comincia un tetro confronto con la città, le sue tristezze, la povertà, il soffocante clima di controllo poliziesco che tutto pervade, e con Sonia. Improvvisamente, Adil si rende conto di essere ........................... Che duro questo "dur" di Simenon!
Georges Simenon, nella primavera del 1933, fece un viaggio nell’Unione Sovietica, toccando diverse località sulle sponde del mar Nero e fermandosi per otto giorni a Odessa, dove, accompagnato da una guida locale, ebbe modo di toccare con mano gli spaventosi effetti della carestia che travagliò a lungo quella nazione. Ritornato in Francia, intese parlare di quella sua esperienza , scrivendo un romanzo intitolato Le finestre di fronte che costituisce un preciso e non propagandistico atto di accusa contro il regime staliniano. In quest’opera l’autore è riuscito a rendere con straordinaria abilità una condizione di vita spersonalizzante, cupa, tenebrosa, in cui parlare era pericoloso, ma lo era anche stare zitti, in un grigiore di giorni ripetitivi in cui la popolazione locale si trascinava stancamente alla ricerca di un cibo, che già in quantità inadeguata, sovente mancava del tutto. E’ così’ una folla di cenciosi che popola le vie di Batum, la località dove è ambientata la vicenda, e non sono sufficienti gli slogan del partito comunista per incantare individui che ormai hanno perso ogni speranza. Ovunque è presente la polizia politica che vigila e schiaccia, che imprigiona e uccide, e in questo contesto avviene la vicenda del nuovo console turco Adil bey, arrivato per sostituire il precedente morto improvvisamente; lui, i consoli iraniano e italiano, e il direttore americano della Standard Oil che gestisce la raffineria di petrolio sono gli unici stranieri che risiedono in città e, a dispetto delle convenzioni internazionali, sono essi stessi prigionieri dell’invisibile ragnatela con cui le autorità li hanno avvolti. Il diplomatico turco cercherà di uscirne, coinvolgendo anche la segretaria russa di cui è innamorato; ce la farà, ma ciò che ha visto, ciò di cui è stato testimone, attore e vittima al tempo stesso, lo accompagnerà per il resto dei suoi giorni. Le finestre di fronte non si può considerare un noir tipico, anche se c’è un tentativo di omicidio, ma è una sorta di apologo sull’incapacità dell’uomo di essere completamente libero, anche nell’amore, qui riproposto secondo il classico dualismo di eros e thanatos. É incredibile la capacità di Simenon di descrivere il “paradiso” staliniano, di farci scendere progressivamente nella cripta degli uomini senza domani, senza oggi e senza ieri, esseri che vegetano in una condizione chiusa e senza speranza. Da leggere, è un capolavoro.
Simenon toccò solo di striscio l'Unione Sovietica (vacanza con la moglie negli anni '30 che lo portò a Batumi) ma, nonostante ciò, seppe tracciare, come solo i grandi scrittori possono fare, un ritratto estremamente fedele della vita angosciante che la popolazione vi conduceva quotidianamente sotto la cappa della dittatura staliniana. La trama poggia sul personaggio di Adil Bey, nuovo console turco a Batumi, che si insedia sostituendo il precedente, morto in circostanze mai chiarite. Poco a poco Adil Bey comincia a capire, a percepire il clima angosciante, di sospetto e doppiogioco, in cui si muove lui e si muovono le persone che lo circondano, come la segretaria che gli hanno affiancato. La quale, dopo lavoro, si reca sempre a dormire nell'appartamento del fratello, situato esattamente dirimpetto allo squallido appartamento/ufficio del nuovo console turco. Atmosfere stupendamente rese, trama interessante e coinvolgente, perspicuità nel capire e nel far capire, già allora, cos'era la vita quotidiana in una provincia sovietica. Per me, amante della storia di quei paesi (URSS e Georgia in particolare), un libro magnifico.
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