L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (0)
Fondato nel 1966 da Adolfo Natalini e Cristiano Toraldo di Francia, ai quali si sono poi uniti Gian Piero Frassinelli, Roberto e Alessandro Magris e Alessandro Poli, il Superstudio è stato tra i gruppi più influenti della cosiddetta architettura radicale.
«Le interviste sono un'onesta riflessione su una singolare stagione del nostro design e del dibattito teorico sull'architettura e la città che divampò negli anni Sessanta» - Il Manifesto
«Un interessante libro» - Corriere fiorentino
Nel clima generale delle neoavanguardie italiane e all’interno di un inedito e intenso campo di forza politico, il Superstudio si sviluppa a Firenze nell’alveo dell’insegnamento dei tre grandi Leonardo – Benevolo, Ricci e Savioli – in parallelo ad Archizoom, 9999, Ziggurat, UFO, Gianni Pettena e altri ancora. Nonostante l’asciuttezza metafisica delle immagini – forse la critica più dura alle pretese salvifiche del Movimento Moderno – il Superstudio è stato tutt’altro che un gruppo omogeneo. Basti pensare ad Adolfo Natalini e Cristiano Toraldo di Francia, che arrivano all’architettura rispettivamente dalla pittura e dalla fotografia, oppure a Gian Piero Frassinelli, che coltivava interessi specifici per l’antropologia. Le conversazioni di Gabriele Mastrigli con i tre protagonisti, realizzate in occasione della Biennale di Venezia diretta da Rem Koolhaas – di cui è noto il debito giovanile nei confronti del gruppo fiorentino –, ripercorrono, ciascuna da un punto di vista differente, l’intero percorso del Superstudio: dalla mostra fondativa Superarchitettura, alle visioni distopiche del Monumento Continuo (1969) e delle Dodici città ideali (1971), sino agli Atti fondamentali (1972-73), il più ambizioso tentativo di affrontare la relazione fra vita e progetto attraverso una radicale rifondazione antropologica e filosofica dell’architettura. Allo stesso tempo i tre racconti rivelano che il progetto del Superstudio consisteva nel sublimare le peculiarità dei suoi membri in un soggetto superiore e anonimo – da cui il nome stesso del gruppo – in grado di trasformare la cifra autobiografica in strategia operativa condivisa e in metodo di lavoro. È un’inclinazione che non cessa di esercitare un forte magnetismo verso le nuove generazioni di architetti e designer anche oggi, a cinquant’anni di distanza dal loro esordio.L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore