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Il treno delle italiane
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Descrizione


«Il grasso allora le gridò: invece di star lì a farci vedere le mutandine belle, il lunapark, il paradiso bello, perché non vai un poco anche tu, in Svizzera, che ci vanno tutti, e ci guadagni un po' di soldi? Un pensierino per tua madre potresti farlo no? Abbi pazienza! che a trent'anni è nonna, a sessanta sarà quadrisnonna e a novanta com'è che si dice? sesnonna? scommetto che non c'è nel dizionario. Non farla morire prima del necessario con la scusa che non c'è nel dizionario».

Cinquant'anni fa, con la fine della guerra, anche la Svizzera neutrale spezza il suo guscio. Europa erigenda est, e il piccolo e intatto paese alpino, ansioso di rifarsi, apre le porte ai lavoratori italiani. E alle «femmine» d'Italia: sui treni stracarichi delle italiane un bigliettaio ne raccoglie i frammenti di vita, le storie della Ludo, della Volpina, della Lisetta prima e seconda. E della Marina, concepita - il caso vuole - proprio in treno. Treni del desiderio, quello di riscatto delle serve d'Italia e quello che suscitano attorno a loro. Al centro un intermediario, un «malossero» che smista e amministra il traffico di speranze lavori e corpi, strappa alla merce esose percentuali del loro onore, calpesta grumi di amori più forti di lui, e soprattutto più forti del figlio.Graffiante e mimetico, il romanzo di Giovanni Orelli colpisce per l'armonia che sa suscitare tra la «pietas» di un racconto che si fa omaggio al dolore e la crudezza di una cifra linguistica di rara originalità e freschezza.

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Dettagli

1995
27 maggio 1995
126 p.
9788879891738

Conosci l'autore

Giovanni Orelli

(Bedretto, Canton Ticino, 1928) scrittore svizzero. Ha esordito con L’anno della valanga (1965), cui sono seguiti numerosi romanzi e racconti (La festa del ringraziamento, 1972; Il giuoco del Monopoly, 1961; Il sogno di Walacek, 1991; Il treno delle italiane, 1995; Da quaresime lontane, 2006), percorsi da una verve ironica, esuberante, che stigmatizza il codificato e il canonizzato, mescolata a momenti di riflessione e d’inquietudine. Alla scrittura narrativa ha alternato quella poetica, in dialetto e in lingua, improntata soprattutto al gioco linguistico e allo scherzo: Né timo né maggiorana (1995), L’albero di Lutero (1998), Quartine per Francesco. Un bambino in poesia (2004), Un eterno imperfetto (2006).

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