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Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2008
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Pubblicato per la prima volta nel 1960 e poi rimaneggiato e sfoltito dall'autore 35 anni dopo in occasione della ripubblicazione con Einaudi, Sonetàula racconta la storia di Zuanne Malune - noto Sonetàula - dal 1938 al 1950, anni in cui Zuanne da ragazzino tutt'ossa diventa uomo e "vittima" di un destino che è l'eco di quello di suo padre e di suo nonno. Sebbene tutti i luoghi siano inventati, è semplice riconoscere la Barbagia (ed il suo "codice") nella narrazione di Fiori, una storia che fa tornare alla mente il contemporaneo "Banditi a Orgosolo", piena dello stesso rassegnato disincanto. Zuanne non è 'condannato' per nascita, ma per le sue scelte, frutto di un'educazione che vede nella vendetta il mantenimento dell'onore, nel ricorso alla legge un atto di vigliaccheria. Un po' come nelle Due città di Dickens, Zuanne ha una sua controparte - Giuseppino - che rappresenta tutto quello che Sonetàula avrebbe potuto essere e a cui avrebbe potuto aspirare (incluso il vedersi ricambiato dalla donna amata, che ovviamente è la stessa per entrambi). Gli episodi della vita di Sonetàula, la sua discesa verso il lato oscuro, sono raccontati con una prosa elegante che si alterna all'asprezza del sardo "tradotto" in italiano, ma conservato nelle sue forme e nelle sue espressioni. È un racconto privo di qualsiasi tentativo di tramandare un 'mito del buon selvaggio', di qualsiasi nostalgia del passato, di qualsiasi rimpianto delle cose cambiate dalla modernità; insomma - per me che non la amo - è un racconto che si distanzia dalla prosa e 'mitologia' deleddiane. È la storia di un vinto, disincantata, essenziale, rassegnata; una storia che non ispira pietà, ma tristezza per un ragazzo costretto(si) a diventare "marinaio di foresta, senza sonno e senza canzoni".
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