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Anno edizione: 2019
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6 giugno 1944, lo sbarco in Normandia: le diciannove ore che hanno segnato il destino del mondo.
«Un racconto di grande coraggio e spirito di sacrificio. Un libro avvincente che non si stacca dal punto di vista dei soldati» – Kirkus Reviews
«L'avvincente racconto della battaglia di Omaha Beach della leggendaria 1ª Divisione Fanteria. L'autore ci ricorda in modo vivido che la libertà non è mai qualcosa di scontato» – Carlo D'Este
«Sono indeciso su quale sia il punto forte di questo libro: la scrittura magnifica, la straordinaria preparazione storica o le emozioni che l'ultimo capitolo sa suscitare» – Paul Kennedy
La 1ª divisione fanteria dell'esercito americano, sopranno¬ minata "il grande uno rosso" per via del distintivo, si era guadagnata la reputazione di invincibile dopo aver combattuto in nord africa e in Sicilia. Ma è con l'arrivo del fatidico D-day che il suo nome è rimasto per sempre impresso nella storia. Durante lo sbarco sulla spiaggia, costato migliaia di vite, alcuni uomini si distinsero per il loro valore: come il sergente Raymond Strojny, che afferrò un bazooka per affrontare in un combattimento mortale un cannone anticarro; il tecnico Joe Pinder, che sfidò il fuoco nemico per salvare una radio di importanza cruciale; il tenente John Spalding e il sergente Phil Streczyk, che insieme demolirono una roccaforte tedesca che dominava i punti di approdo degli americani; il sacrificio del Genio Guastatori che sfidò le mine e vide morire più della metà dei suoi compagni. Il libro ripercorre il susseguirsi di quelle imprese, basandosi su una ricca gamma di fonti nuove o recentemente riportate alla luce, per capire a fondo il 6 giugno del 1944: il giorno che ha cambiato la storia.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Ho una forte passione per la storia in generale e in particolare per quella militare, con una ulteriore predilezione verso il periodo della seconda guerra mondiale. Coltivo questa passione dall'età di sette anni (ne ho cinquantuno ormai) e ritengo di avere una discreta preparazione sull'argomento, oltre che sulle terminologie militari. Sto leggendo il libro in questione e lo trovo molto interessante per quanto riguarda i contenuti (molti dei quali a me già noti), ma devo sollevare molte critiche in merito alla traduzione che non è affatto all'altezza dell'argomento e della qualità dell'opera. termini come generale maggiore (in realtà dovrebbe essere maggior generale) o ingegnere al posto del più corretto geniere (ma tanti altri ancora) mi hanno fatto inarcare le sopracciglia, ma ciò che mi ha fatto balzare dalla sedia è l'uso del termine bossolo riferito invece al proietto di mortaio o in generale di altri pezzi di artiglieria (tra l'altro i proietti di artiglieria non hanno nemmeno i bossoli, ma si parla di cariche di lancio) o anche un presunto reggimento di compagnia di cannoni, quando in realtà dovrebbe essere compagnia reggimentale cannoni d'accompagnamento (l'equivalente delle attuali compagnie armi di sostegno o supporto alla manovra). A parte le castronerie di traduzione, il libro si fa leggere ed è coinvolgente e, soprattutto, non sfocia in esaltazioni del coraggio e dell'efficienza americane (almeno non oltre i limiti della decenza). Un saluto
Salve, sono un appassionato di storia in generale ed in particolare di quella militare e, scendendo ancora di più nel dettaglio, della seconda guerra mondiale (mi sono avvicinato all'argomento quando avevo 7 anni circa, ora ne ho 51). Da anni compro riviste specialistiche e saggi di storia, che leggo sempre con una certa avidità e in oltre 40 anni di studi, ho una certa familiarità con la terminologia militare. Pertanto non ho potuto fare a meno di tante castronerie relative alla traduzione, che sembra sia stata fatta da uno studente delle superiori munito di vocabolario. Termini come generale maggiore (dovrebbe essere maggior generale), sezione natante (forse voleva dire plotone da sbarco), galoppino (in realtà portaordini) e tanti altri mi hanno fatto venire la pelle d'oca. Quello che più non riesco a sopportare è il termine bossolo riferito in realtà al proietto o bomba del mortaio. Il proietto del mortaio, come tutto il munizionamento di artiglieria, ha la carica di lancio (equivalente, in senso molto lato del bossolo di un colpo di pistola o fucile), che per sua stessa natura, esplodendo per far partire il proietto, si disintegra all'interno della camera di scoppio. Se dalla bocca da fuoco fuoriesce un "bossolo" vuol dire che qualcosa non va. Per il resto, il libro è gradevole e non sfocia in eccessi di americanismo cosa invece comune ad altri storici statunitensi, come Stephen E. Ambrose, i cui lavori sono comunque di alta qualità. Un vero peccato, perché con una traduzione adeguata, il libro sarebbe stato veramente di ottima fattura. Grazie
Recensioni
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