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Questo libro, diciamolo subito, non è all'altezza del calibro creativo della Oates. Anzi, è una delusione. Si narra di consueti assassinii di donne a carico di malati di mente uomini. Il buono è un uomo innamorato delle vittime che tenta, invano, di salvarle. La vicenda è poco originale, lo stile è prolisso. Un numero inutilmente elevato di pagine per lasciarci sulla superficie di fatti stra-noti. Senza alcun affondo nel dentro dei personaggi. Lo sconsiglio soprattutto perché scatena sonnolenza annoiata.
Molti sociologi dei media sostengono che ormai da tempo siamo entrati in un'epoca in cui il rapporto realtà-finzione si è ribaltato rispetto al passato: oggi è il paradigma del "reality" a determinare la creazione artistica, imponendo il rispetto di certe dinamiche nella formazione dell'immaginario. JCO probabilmente non adora questo cambiamento, ma è stata bravissima ad adattarvisi. Anzi, forse è stata fra i primi grandi autori del mondo occidentale a mostrare che l'opera letteraria poteva mantenere livelli molto elevati nonostante questo cambiamento. Quando pubblica una crime story sotto pseudonimo, in genere, l'autrice insiste su questo aspetto ottenendo risultati notevoli. Gli omicidi impuniti nei Pine Barrens (e in altri anfratti del New Jersey) si verificano davvero e da molti anni; le incertezze identitarie dei personaggi generano la giusta quantità di suspense; la detection segue perciò i crismi del thriller psicologico, forse eccedendo un po' sul plot di impronta televisiva per andare incontro al gusto di un pubblico ormai abituato a questo genere e che considera non-realistica una trama che vi si discosta troppo.
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