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Immaginazione e realtà, desiderio e passioni, curiosità dell'ignoto si intrecciano con fluidità, con naturalezza in una fase dell'esistenza in cui si è coscienti che la ricerca di contraddittorie emozioni, stabili e compulsive, è uno status immodificabile. Una donna di mezza età si reinventa vita e relazioni umane, e le esplora raccontandole con numerose e creative metafore e similitudini che, da un lato, svelano e rendono palpabili sensibilità e sentimenti profondi, dall'altro avvalorano e nobilitano abituali e superficiali vezzi della quotidianità. E ancora metafore e similitudini a coniugare persona e universo in un inscindibile insieme con frequenti, meravigliate e coinvolgenti descrizioni di cielo e terra, nuvole, alberi, acqua, che accompagnano gli stati dell'animo, quasi coreografie della vita in un inesauribile divenire conflittuale disseminato di certezze e insicurezze che la protagonista Maura sintetizza così: “Io sono acqua”.
Si apre con una domanda secca - una di quelle che inseguono l’umanità e che l’uomo insegue da sempre - che appare stonata davanti ad un caffè. Si inoltra poi negli infiniti anfratti dell’anima attraverso un concatenarsi di dialoghi spesso non corrisposti, forse monologhi, alla ricerca di “quell’incontro”. Non un incontro con qualcuno o con qualcosa, ma con le corrispondenze: fili che intrecciano vite, percorsi, storie, affetti, amori… Si snoda fluido il racconto, come un piano-sequenza su una tela di Pollock, lasciando intravvedere, non mostrando mai fino in fondo, alludendo… Insistendo nella metafora dell’arte nordamericana, se il focus “filosofico” richiama Pollock, l’immaginario narrativo è quello di Hopper: apre finestre sull’infinito quotidiano attraverso le quali lo sguardo scorre su personaggi che guardano altrove. E i personaggi si presentano già in prologo, come in un testo teatrale, tutti caratterizzati pirandellianamente e pronti ad entrare in scena. Unico a non apparire è il misterioso “uomo di Selinunte” che dà il titolo all’opera e attorno al quale si dipana la riflessione di Maura sulle corrispondenze. Maura, la protagonista, è “un’insegnante di mezza età che vive sola, ma non in solitudine” riporta l’editore in quarta di copertina: “Ha relazioni sociali, rapporti costanti con la sua famiglia, amici e amanti. Ma soprattutto ha uno sguardo attento su ciò che le accade attorno e molte domande. Una su tutte: esiste un passaggio che ci permetta di arrivare agli altri o tutto si esaurisce dentro di noi? L'incontro immateriale con una figura indefinita e senza nome si insinua nella sua vita e si impone con forza. (...)”. Un’opera “prima” che rivela una sicura maturità narrativa, stile accattivante e immediato, ricco di dialoghi mai scontati e riflessioni di ampio respiro. C’era bisogno di una nuova scrittrice? Dopo aver letto “L’uomo di Selinunte” diremmo proprio di sì.
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