Ho sentito come un dovere mettere insieme questa storia, raccontare l’epopea dei pionieri, personaggi protagonisti di grandi imprese i quali hanno saputo escogitare soluzioni tecniche geniali (e azzardi fisiologici) pur di conquistare profondità marine ritenute inaccessibili.
Nelle pagine che seguono sono raccontati quaranta anni di una vita dedicata al mare: la mia, di Leonardo Fusco, Capitano di Lungo Corso che ammaliato da una creatura misteriosa, mitica, preziosa ha scelto il piccolo cabotaggio. È una storia suggestiva, di cui sono comprotagonisti coloro i quali hanno vissuto con me una magica “avventura”. Nella mia personalità è presente una componente fantasiosa, che oltrepassa la realtà senza ignorarla, un mondo a parte, nascosto nelle profondità del mare, accessibile soltanto a chi (come me) con il mare ha stabilito un contatto viscerale.
Mi propongo anche uno scopo didattico, con questo scritto: vorrei far comprendere ai più giovani il valore delle memorie, degli affetti, dei ricordi. Descrivere quanto ho vissuto a contatto con la natura sommersa, un universo sconosciuto alle persone “comuni”, e perciò sempre denso di misteri, di sogni, di immagini irreali e affascinanti. Ho voluto portarvi nel mio “castello segreto” per farvi vivere le stesse sensazioni. In religioso silenzio, allora, addentrate con me nella magia degli abissi: scoprirete che vivere può diventare un’avventura sempre nuova, ricca di emozioni e ubbidiente soltanto alla voce del cuore. I misteri mi hanno sempre fatto sognare. Sono certo che la passione per le esplorazioni sia sbocciata in me quando cedetti alla magia della Grotta Azzurra di Palinuro, all’età di 18 anni, nel lontano 1949, al tempo in cui il prof. Hans Hass sosteneva che l’essere umano non poteva superare, in apnea, i 15 Mt. di profondità. Io invece mi cimentavo in quell’impresa estrema unicamente per dimostrare a me stesso che ero in grado di compierla. Tra il 1954 e il ‘55, durante due anni di esplorazioni con ARA nel Golfo per conto della Stazione Zoologica dell’Acquario di Napoli, ho provato emozioni nuove e intense al cospetto delle spettacolari visioni di fauna bentonica e ogni volta che quei fondali marini mi facevano dono di una scoperta sensazionale.
Le relazioni da me presentate agli enti scientifici dell’epoca, hanno sempre meravigliato i ricercatori che le ricevevano e spesso ho sconvolto le teorie e le consolidate convinzioni sulle quali si fondava la biologia marina prima che l’autorespiratore consentisse l’osservazione diretta delle creature del mondo sommerso nel loro habitat naturale. Un lavoro entusiasmante, quello per la Fondazione Dohrn. Uno strumento per soddisfare la mia fantasia e la mia curiosità. Per questo mi applicavo più di quanto mi veniva richiesto e inoltre potevo contare sull’ abnegazione di tutto il personale di mare che mi assisteva nelle immersioni. Fu un’esperienza che mi consentì in seguito di “programmare” le scoperte che avrei dovuto fare, a cominciare da quella del corallo nobile in qualunque mare si trovasse.
Con questo spirito ho vissuto per più di trent’anni: da esploratore, da ricercatore piuttosto che da raccoglitore.
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