Piccolo libro (67 pagine in tutto) ma denso di aneddoti e di storia della Sicilia. Nel capitolo “io Nanà e i don” Macaluso ci racconta di Leonardo Sciascia e della sua amicizia con Stefano Vilardo prima sotto il fascismo e poi nella Sicilia povera e dimenticata del dopoguerra. Sciascia disegna con precisione la storia della mafia in Sicilia; una storia destinata a influenzare tutta la società italian al punto da poter ipotizzare che lo stato stesso si sia organizzato con caratteristiche 'mafiose'. Così questo fenomeno ha permeato la nostra società e condizionato la vita di ciascuno. Chi non aderisce a un modello ti tipo mafioso rimane in qualche modo 'diverso' e in opposizione alla società. Consigliato soprattutto ai ragazzi, per conoscere, per sapere.
La storia della mafia
"Non c'è impiegato in Sicilia che non sia prostrato al cenno di un prepotente e che non abbia pensato a trarre profitto dal suo ufficio. Questa generale corruzione ha fatto ricorrere il popolo a rimedi oltremodo strani e pericolosi. Ci sono in molti paesi delle fratellanze, specie di sette che diconsi partiti, senza riunione, senz'altro legame che quello della dipendenza da un capo... Il popolo è venuto a convenzione coi rei. Come accadono furti escono dei mediatori... Molti alti magistrati coprono queste fratellanze..." Così don Pietro Ulloa, procuratore a Trapani nell'anno di grazia 1838. Un giudizio e un ritratto ancora stimolanti, Sciascia se ne appropria e traccia un profilo, denso e inevitabilmente problematico, della cosiddetta onorata società, in questo scritto per la prima volta in volume.
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Anno edizione:2013
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