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Anno edizione: 2020
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«Se scrivo ciò che sento è perché così facendo abbasso la febbre di sentire.»
«Soares va scrivendo minuziosamente, con la maniacale puntigliosità del contabile, il suo diario: grandioso zibaldone fatto di journal intime, di riflessioni, di appunti, di impressioni, di meditazioni, di vaneggiamenti e di slanci lirici che egli chiama Libro e che noi potremmo chiamare romanzo.» (dall'Introduzione di Antonio Tabucchi)
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Che libro... Questo libro è stato per me la musica malinconica di cui a volte si sente il bisogno di ascoltare quando si è tristi. Quel insieme di melodie che in un momento difficile, aiuta a "sentire meglio e più intensamente" le proprie emozioni. Il libro mi è capitato tra le mani nel momento giusto, mi ha "accompagnato" e aiutato in determinati momenti. E' un libro molto intenso, lo considererei un nitidissimo ritratto della depressione cronica, del tedio, della stanchezza mentale, del pessimismo, del mal di vivere.. E' diverso dal Pessoa poeta, in quanto non c'è una moltitudine di "voci" che si confessa, è solo lui, che utilizza Reis come scudo, e forse è proprio quello che gli permette di essere così dannatamente sincero e trasparente in questi pensieri intimi. E' indifeso e completamente rassegnato, e tira fuori il meglio di sé. Pessoa è un uomo timido e riservato, un impiegato che dedica il suo tempo libero, anzi, la sua vita intera alla scrittura e a nient'altro. Non ha mai incontrato il vero amore e l'amicizia. Sostiene di aver conosciuto, nel suo costante isolamento, se stesso. Può darsi, è sicuramente più sensibile di tutti noi, ma la sua interpretazione dei fatti della vita è estremamente influenzata dal suo "tedio", e da questa lente non si scappa. Non sono mai riuscito a leggere più di 10-15 pagine al giorno e penso sia il modo giusto per leggerlo, ma anche inevitabile. A volte il suo pessimismo, il tedio, l' inquietudine diventavano troppo pesanti per continuare, un po' per il contenuto, ma anche per la compassione che provavo per l'autore e per quello che ha vissuto, ammesso che questo sia veramente un diario (ma deve esserlo per forza). Ciononostante, è stato difficile leggere due o tre pagine senza sottolineare qualcosa, si trova sempre qualche frase o paragrafo che fa riflettere e che vorresti rileggere nel futuro. Trovo il suo modo di scrivere in prosa molto affascinante, come una poesia senza i suoi canonici "limiti".
Sono marzia
Ho comprato questo libro un po' alla cieca e devo ammettere che non mi è piaciuto molto in quanto non è esattamente il mio genere. È un flusso di coscienza intenso che nelle ultime pagine si trasforma in una riflessione di carattere filosofico. Non c'è una trama, ma solo il flusso di pensieri (quasi mai di carattere positivo) dell'autore. Consiglio di leggere poche pagine per volta.
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