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Si può dire che tutta la vita e l’opera di Louis Dumont ruotino attorno a questo libro. Indologo e antropologo illustre, oggi professore alla École Pratique des Hautes Études a Parigi, pubblicò nel 1966, e ampliò nel 1979, Homo hierarchicus, dopo decenni di studi. Al centro del libro è la nozione di casta, come ci appare nell’India: nozione su cui l’Occidente ha accumulato, per secoli, una impressionante quantità di equivoci. Ma non solo sull’India questo libro è rivelatore. Come poi in Homo aequalis, Dumont mira a opporre due modelli fondamentali di società, dal cui scontro e dalla cui interazione si sviluppano tutte le forme di convivenza. Da una parte le società olistiche (in genere quelle arcaiche, fondate sull’interdipendenza e sul rapporto uomo-uomo), dall’altra quelle individualistiche (molto più rare e recenti, fondate sul rapporto uomo-cosa). Homo hierarchicus rimane così un libro pressoché unico nel suo doppio aspetto di studio su una realtà particolare – qui l’India, illuminata dall’interno nelle articolazioni della sua concezione sociale – e di traccia di una teoria generale della società.
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