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Anno edizione: 2013
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«Una realtà non ci fu data e non c'è, ma dobbiamo farcela noi, se vogliamo essere.»
Uno, nessuno e centomila (1926) fu definito da Pirandello "romanzo testamentario". Si tratta infatti del suo ultimo romanzo e segna il culmine della riflessione sulla disgregazione del soggetto iniziata con Il fu Mattia Pascal (1904). Attraverso la tragedia di Vitangelo Moscarda – che scopre di essere estraneo a se stesso, "costruito" dagli altri a modo loro, molteplice quante sono le situazioni in cui si trova – Pirandello costruisce una delle rappresentazioni più efficaci dell'assurdità dell'uomo moderno, e delinea la sua filosofia. Alla base della sua visione del mondo, come mostra il filosofo Remo Bodei, c'è la sfiducia che l'uomo possa accrescere la sua coscienza in modo positivo attraverso la messa in luce e il superamento delle contraddizioni.
Oggi vorrei presentarvi un classico della letteratura italiana: “Uno nessuno e centomila” di Luigi Pirandello, edito per Feltrinelli. A chi di noi non è capitato di subire un giudizio, una critica, un’osservazione sul nostro aspetto fisico, sul nostro carattere, sulle nostre emozioni, nelle quali non ci siamo proprio mai riconosciuti? Be’ è quello che succede al protagonista di questo ultimo romanzo di Pirandello, Geggè, al quale la moglie fa notare una mattina un piccolo difetto sul naso di cui lui, fino a quel momento, non si era proprio reso conto, e da lì il suo mondo si destabilizza, ogni certezza cade, quale strada intraprenderà? Per scoprirlo vi aspetto in Feltrinelli, con “Uno nessuno e centomila”.Buona lettura!
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Ho riletto questo libro più volte a distanza di anni e ogni volta ho colto spunti di riflessione diversi; è sempre bello riprenderlo.
Un libro che cambia la visione della vita, riflessivo, intricato
uno dei libri più belli di sempre, niente da aggiungere
Recensioni
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