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Vero e proprio libro-culto, romanzo di "dissoluzione" più che di formazione, quello lasciatoci da Ageev è, come dirà lo stesso Belfond, «un incubo messo in scena da un genio».
«L’opera è interessante. Comunque lo si voglia giudicare, lo stile è perfetto per il protagonista, un adolescente che parla di sé in prima persona con irriverenza brutale e sfrontata benché non priva di un suo romantico lirismo» - Tommaso Pincio, Il nuovo manifesto società coop. editrice
Parigi, 1934. Nella redazione della rivista «Čisla» arriva un plico contenente un manoscritto. Romanzo con cocaina è il titolo. L'autore si firma M. Ageev, senza aggiungere altro. Ecco la genesi misteriosa di questo capolavoro venuto dal nulla, pubblicato prima a puntate dalla rivista a cui fu destinato e poi in versione integrale dall'editore francese Belfond nel 1983, senza particolare clamore. Stando a quanto riportato dalla curatrice della versione francese, Lydia Chweitzer, Ageev era ebreo e aveva lasciato la Russia dopo la rivoluzione d'Ottobre. Molti lettori, poi smentiti dal celebre scrittore, attribuirono l'opera ad un giovane Nabokov sotto pseudonimo. Ma la realtà è che non abbiamo alcuna informazione certa su M. Ageev, e il suo Romanzo con cocaina rimane uno dei più grandi e allo stesso tempo misconosciuti enigmi della letteratura contemporanea. Il pellegrinaggio esistenziale del giovane protagonista Vadim, votato all'autodistruzione a causa di una morbosa sensibilità, capace di pensare il bene ma di attuare solo il male, è un viaggio senza possibilità di redenzione. Figlio ingrato, pessimo amico, abietto e goffo seduttore, cocainomane allucinato, Vadim è alla ricerca del suo introvabile paradiso artificiale, e questa ricerca, sin dalle prime pagine, prende le sembianze di una caduta. Una Mosca innevata, poco prima della Rivoluzione, fa da sfondo suggestivo alla storia.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Romanzo particolare, con una storia particolare. Nulla si sa dell'autore, ma sicuramente ha una vivida potenza poetica. Il romanzo scuote nel profondo, con una prosa che riesce ad infondere nel lettore lo stato d'animo del protagonista e le sue sensazioni psicofisiche. Romando di dissoluzione più che di formazione, come chiosa la postfazione; porta il lettore a porsi domande esistenziali (come la maggior parte della letteratura russa) ma la risposta la lascia alla sensibilità di ognuno
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