Libro che, nonostante tratti argomenti anche tecnici, racconta molto bene la genesi e l’andamento del nostro debito pubblico e del perché lo stesso finisca per costituire un enorme freno alla crescita del nostro paese ed una zavorra per le generazioni future.
Molto interessante la parte che illustra le teorie su come fronteggiare e gestire questo enorme macigno. Alcune di queste sembrerebbero assolutamente inefficaci, mentre in generale viene posta l’attenzione sulla sostenibilità nel tempo del debito e su come lo stesso possa coesistere con altri parametri economici, fermo restando lo sforzo di ridurlo nel tempo.
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Descrizione
Sono decenni che gli italiani lo sanno: il debito pubblico è un problema spaventosamente grande, tanto che sembra troppo enorme per essere affrontato. Solo Carlo Cottarelli può riuscire a raccontare in termini chiari e trasparenti come stanno davvero le cose, spiegando i concetti fondamentali senza tecnicismi e utilizzando una miriade di esempi che nascono dalla sua esperienza di dirigente al Fondo monetario internazionale e di commissario per la Revisione della spesa. Dopo il clamoroso successo conseguito con La lista della spesa, Cottarelli torna quindi a illuminare i conti pubblici italiani, puntando l'attenzione sul debito: come si forma? Perché è così difficile ridurlo? Come mai è così importante per l'economia delle nazioni? Ci si può convivere, e in che modo? Cottarelli ha avuto esperienza diretta di molte crisi generate dal debito pubblico, come quella italiana che portò alla caduta dell'ultimo governo Berlusconi e quella greca degli ultimi anni, e può quindi illustrare rischi e opportunità delle varie, possibili soluzioni del problema: da quella più combattiva (non ti pago!) a quella più ortodossa (l'austerità), fino al cauto ottimismo di una possibile via di buon senso, fatta di credibilità, crescita e attenzione al lungo periodo.
Quarta di copertina
“Questo libro parla dei rischi cui l’Italia resta esposta, e dei costi che comunque affronta, per effetto del suo elevato debito pubblico. Ma non spaventatevi troppo. L’Italia non è il Titanic. Il suo destino non è segnato, purché ci rendiamo conto che davanti a noi abbiamo ancora pericoli e non solo nebbia che annuncia il sole.”
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