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Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2019
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Tre cadaveri di donna pietrificati. La Milano manzoniana del Seicento precipita nel terrore.
«"La prigione della monaca senza volto" ha il merito di inchiodare il lettore alla pagina senza sforzi, è una macchina del tempo ideale: comoda oltre che esatta» – la Repubblica
Anno del Signore 1625. A Roma governa Urbano VIII, Milano è sotto il dominio spagnolo. Girolamo Svampa, sempre piú deciso a chiudere i conti con il suo nemico mortale, Gabriele da Saluzzo, viene coinvolto nell'indagine piú pericolosa della sua vita. Il rapimento di una benedettina, figlia del fedele bravo Cagnolo Alfieri, lo porta nella città ambrosiana, dove si imbatte in due enigmi. Il primo riguarda il cadavere pietrificato di una religiosa. Il secondo una monaca murata in una cripta per aver commesso crimini innominabili: suor Virginia de Leyva, la celebre Monaca di Monza. Quest'ultima sembra informata su particolari che potrebbero svelare il mistero della pietrificazione, e inizia a esercitare sull'inquisitore un pericoloso ascendente. Vittima dopo vittima, incalzato dal cardinale Federigo Borromeo – e aiutato da Cagnolo, dall'enciclopedico padre Capiferro, ma soprattutto dalla bella e audace Margherita Basile – lo Svampa scoprirà che il segreto della trasmutazione in pietra risale alle avventure occorse a un pellegrino in Egitto. E ritroverà sulla sua strada un rivale abilissimo che potrebbe risultare impossibile da sconfiggere.
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Non mi ha convinta molto 😕
Romanzo storico che si legge abbastanza facilmente anche se non entusiasma eccessivamente.
Ho spesso apprezzato questo scrittore, specialmente nei suoi primi libri. Non l'ho mai ritenuto all' altezza di Umberto Eco, perché non ne ha lo spessore, né, fin qui, la sua esperienza e la sua conoscenza, a mio modesto parere. Recentemente mi ha un po' infiacchita, ricorrendo ai soliti meccanismi tenebrosi e, a tratti, addirittura morbosi. In questo racconto scomoda finanche Manzoni, per sfornare qualcosa che somigli alla novità, senza riuscirci però, a iniziare dalla copertina, che è fin troppo "conforme" ,per esempio, a quella de "Il settimo manoscritto" di Fabrizio Santi. Simoni continua a riproporsi, ma Eco non s' avverte. Peccato!
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