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L'unica nota "stonata" di questo racconto l'abbiamo percepita leggendo: "La montagna non è assassina, non può esserlo, non ha sentimenti [...] Di fatto è solo un affascinante campo da gioco, indifferente alla morte [...]". Nota "stonata" perché chi legge di questo percorso si trova avvolto da un giro di vento fatto di emozioni, di relazioni di amicizia e fratellanza, ma anche di pericolo e incertezza. Alla fine tutto...ritorna a casa, ma sentendo che è difficile, forse troppo difficile, non attribuire a quelle altissime cime, un volto conosciuto e amato, occhi, mani e gambe che arrampicano, e cuore. Grazie per questo viaggio, Chiara e Mauro
E' vero che i veneziani sono stati un popolo di viaggiatori, poi questa caratteristica è andata persa nel tempo. Fa eccezione l'autore, un viaggiatore con l'”A” maiuscola, un veneziano DOC, che per curiosità, per desiderio di ampliare i suoi confini, per ammirare orizzonti da esplorare da cime sempre più alte o, semplicemente, per provare profumi diversi da quello della laguna, ha saputo partire e tornare e poi nuovamente ripartire. Ora per ripartire dall’inizio, per ripercorrere con noi l’esperienza e le emozioni del suo viaggiare, in luoghi a lui vicini, come le Dolomiti, o lontani, come l'Himalaya, ma sempre entrando con garbo nel quotidiano delle cose, della gente, per conoscerle come persone, con il loro vissuto, i loro sentimenti, le loro preoccupazioni, non immagini esotiche da fotografare, come farebbe il classico viaggiatore. Una narrazione che trova come sponda una parete di roccia, una montagna o una cima remota in cornice alpinistica, ma non è, o non è solo, né vuole essere un libro di alpinismo.
Tra le tante vocazioni donate dalla venezianità, l'attitudine al viaggio è una delle più belle. Per chi nasce nella Laguna o attorno alla stessa un mare ,come un passo alpino, non è un elemento di divisione, ma di unione. Un invito ad andare al di là, a vedere, conoscere... Quello di Marco Berti è un viaggio che dura da decenni, verso la conoscenza delle culture, della natura, ma soprattutto dell'umanità "altra" che si incontra valicando catene montuose, deserti e mari. In questo libro entriamo nel suo mondo e nel suo modo di camminare, scalare o semplicemente osservare, in un viaggio continuo che da sempre lo porta ad essere assetato di conoscenza vera, priva di orpelli (come la sua scrittura) e profondamente umana. Un libro che si lascia leggere d'un fiato, regalando al lettore l'impressione di essere stato in viaggio con l'Autore. Per chi ama la natura, i grandi spazi e le "alterità" etniche ed etnografiche, viste come ricchezze, non come minacce.
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