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“Preparatevi a faticare”: questo dovrebbe essere il motto del libro. Ma che libro! È un racconto horror ma, al tempo stesso, un esercizio di scrittura straordinario che, trasformando le pagine del libro in un vero e proprio labirinto, non fa altro che amplificare le sensazioni che la narrazione ci regala. Uno dei pochi casi in cui il “come” diventa parte integrante del “cosa”. Adatto agli amanti dell’horror ma soprattutto agli amanti della scrittura sperimentale!
Mah, non so cosa dire su quel labirinto buio fatto di corridoi, saloni e scale: sarei anche un po' propensa a credere all'ipotesi per cui quel luogo riflette l'inconscio di chi ci entra (visto che, per chi pensava che la scala fosse infinita, ci sono voluti giorni prima di arrivare agli ultimi scalini; e invece per chi dava per scontato che avesse una fine, ci erano voluti solo 20 minuti) Ma anche se così non fosse... mi ha affascinato da matti! Corridoi che cambiano di lunghezza; il salone che prima è oltre 1 km, e poi poco più che una stanzetta; la scala che è lunga, corta, e a un certo punto di circa 80.000 km! E' ovvio che suona impossibile, ma in quel luogo non esiste la logica :D E il ringhio/urlo/bisbiglio (dipende) che si sentiva... molto spesso subito dopo che qualcuno ci pensava (il che avvalora l'ipotesi secondo cui quei luoghi si plasmano su misura delle diverse persone), secondo me è una materializzazione dei demoni interiori di ognuno... Questo libro è stato veramente un viaggio nello sconosciuto, sia per i personaggi che per il lettore... in un labirinto mutevole, fatto solo di oscurità e silenzio. Ora, non vorrei parlare da blasfema, però... quell'atmosfera di immobilità e inquietudine mi ha ricordato molto la maggior parte dei quadri di De Chirico, per esempio le Muse Inquietanti :)
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