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In quello che l'autore chiama «medioevo della comunicazione» il ruolo della cultura si esprime secondo orientamenti e realtà sociali differenti. La cultura vi persegue obiettivi precisi e si situa come fattore partecipativo che allarga di molto i confini dell'espressività. La cultura «dotta» è cultura d'intenzione: sviluppa, nei tracciati scolastici, monastici, regi, ecclesiastici ed universitari, una sua storia che riguarda da vicino le camere del potere, i luoghi dove si gestiscono e si formano saperi, dottrine, programmi ideologico-politici. La cultura «popolare» si pone come una risposta talvolta irridente, talvolta grottesca, talvolta antipolitica, ma sempre vitalissima, proveniente dal «pubblico» del medioevo che trova nella letteratura e nel teatro di piazza e di corte i suoi ambienti più felici. Alle spalle di tutto questo brulicante universo di idee, c'è il mondo aperto e partecipe della cultura orale, autentico «medioevo prima del testo» che recupera fedi, convinzioni, emozioni, attese e paure per ritrasmetterle nel vasto quadro novellistico dei miti, dell'uso della fantasia.Un affascinante disegno delle culture pulsanti «nel mare dei linguaggi» per l'intelligenza di un medioevo tanto sorprendente per quanto è sempre nuovo, e sempre capace di creare storie e protagonisti, il cui lascito espressivo sta nell'incessante arricchirsi di un mondo che, nonostante le impegnative strutture intellettuali, impara a dire «io...» e non torna più indietro.Scritto su indicazione dell'editore come capitolo del Manuale Donzelli di Storia medievale, questo saggio costituisce un piccolo libro a sé, un incantamento intrecciato fra letteratura e culture dove si ripercorre il pari e il dispari di un mondo.
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