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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2015
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Mi spiace un pò scrivere questa recensione, decisamente negativa: lo scrittore, da tanti molto amato, lo ha scritto dopo un grave lutto e credo che questo abbia condizionato sensibilmente lo stile del libro. La storia narra le vicende di un prete, scelto per recarsi in un pianeta recentemente colonizzato per portare la parola di Dio. La trama è certamente interessante; purtroppo i dialoghi, così come le lettere che il protagonista scambia con sua moglie, sono di una banalità sconcertante. I suoi pensieri, spesso scritti senza alcun criterio, risultano slegati gli uni con gli altri. Il nostro protagonista è debole, poco interessante ed empatico; e la storia è fin troppo lunga, si sarebbe potuto scrivere lo stesso libro con 250 pagine in meno. Anche il finale non mi è piaciuto. Spero di non condizionare nessuno, ma ho decisamente letto di meglio. Non credo che leggero nuovamente Faber.
Michel Faber è tra i miei scrittori preferiti, amo il suo stile di scrittura e questo libro assieme a "Sotto la Pelle" mi ha fatto entrare in un mondo "parallelo" dove l'amore ed il dolore si mescolano in maniera dolce e straziante. Sono stata alla presentazione del libro, penso l'unica in Italia, durante "Pordenonelegge" e li ho capito molte cose su questo libro meraviglioso, è quasi una autobiografia sull'amore estremamente lontano che lega Michel e sua Moglie. Il racconto è ricco di fede. Il protagonista è un prete in missione in un'altra galassia e, nonostante il mio essere Atea, ho apprezzato moltissimo gli insegnamenti che Peter dava alla popolazione "aliena", con riferimenti al mondo attuale, a ciò che ci circonda e all'amore che vince su ogni cosa.
Quando la critica non specialistica, quasi per paura di ghettizzare un’opera, nega che un romanzo di fantascienza appartenga al genere a me viene un tic all’occhio e la prurigine. Nel caso del nuovo romanzo di Michel Faber, però, devo dare loro ragione: Il libro delle cose nuove e strane non è un romanzo di fantascienza. Il reverendo ex-tossicomane Peter Leigh è scelto come missionario per il pianeta Oasi, dove la specie umana vorrebbe ricollocarsi in tempi molto meno che biblici: la Terra è sull’orlo del collasso. Per partecipare alla missione Peter deve lasciare sulla Terra la moglie Bea, suo faro e guida, oltre che anima gemella, senza la quale è un uomo scollegato dalla realtà. Potranno comunicare in tempo reale attraverso le lettere che potranno scambiarsi, anche ad anni luce di distanza. Il romanzo non è solo sull’incomunicabilità, l’amore e la distanza. E malgrado le premesse spaziali, non ha quasi nulla di prettamente fantascientifico, se non una vaga reminiscenza del ciclo hainita di Ursula Le Guin, di cui è lontano nipote per atmosfera e temi. Faber, ancora una volta, è concentrato sulle dinamiche umane. Anche il progressivo collasso della civiltà umana che traspare dalle lettere di Bea resta in sordina. Il fulcro del romanzo è l’incomunicabilità su tutti i livelli a partire dall’apatia e dall’alienazione del gruppo di pionieri su Oasi, persone senza radici che li legano all’umanità e che lontano da essa perdono il loro senso, diventano involucri vuoti concentrati solo sulle faccende quotidiane. Non c’è neanche il sesso a tenerli insieme, la più bassa e basilare interazione animale. Peter è una figura ancora più alienata e lontana dall’umanità, impegnato a evangelizzare i misteriosi e inumani nativi di Oasi a cinquanta miglia di distanza dalla colonia terrestre e anni luce dall’amatissima moglie, dalla quale la lontananza diventa non solo fisica ma anche affettiva di settimana in settimana. La fede, che è stata la salvezza e la svolta di una vita insensata, diventa ora l’ostacolo empatico che divide Peter e Bea, il primo legato saldamente alle certezze del proprio credo, la seconda sempre meno salda nella propria convinzione religiosa, a causa degli eventi catastrofici che colpiscono la Terra. Come già nel Petalo cremisi, Faber tratteggia una galleria di personaggi umanissimi e correlabili e da maestro ne affresca le relazioni e le incertezze. Il libro delle cose nuove e strane (così chiamano la Bibbia i convertiti di Oasi) è un romanzo triste e dimesso, sicuramente in parte a causa delle vicende personali dell’autore durante la stesura. Diagnosticatole un cancro, la moglie di Faber (a cui, il lettore attento noterà, sono dedicati tutti i libri dell’autore) si è spenta lentamente durante gli anni intercorsi dall’ultima pubblicazione. Un’allontanamento forzato che deve aver influito notevolmente nelle dinamiche tra Peter e Bea. Così il romanzo-allegoria con valore universale, diventa tristemente personale. Un livello di lettura causato da eventi che nessuno avrebbe augurato ai coniugi Faber. Con la morte di sua moglie Eva, Michel Faber ha dichiarato che smetterà di scrivere. Non ammesso che in futuro, una volta elaborato il lutto, non torni sulla decisione, Il libro delle cose nuove e strane resta al momento il testamento letterario dell’autore olandese, all’apice della propria carriera. Perdere la voce di Faber è rammaricante, tanto più considerate le cause del ritiro. Mi consolo pensando che debbo ancora leggerne i restanti romanzi e raccolte e che ancora per un po’ potrà farmi compagnia.
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