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Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2019
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Il romanzo d'esordio di Michel Houellebecq.
Trent'anni, analista programmatore in una società di servizi informatici, il protagonista di questo romanzo conduce un'esistenza indifferente. Il lavoro, i viaggi d'affari, le prigioni dell'amore e del sesso, l'assenza di qualsiasi sentimento che non sia di insofferenza verso se stesso, lo scivolare lento e inesorabile in uno stato di insensibilità dal quale sembra non esserci via d'uscita.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Libro ridicolo, vacuo, inutile sulla vita di un noiosissimo impiegato parigino depresso.. Non mi ha convinta e ho faticato ad arrivare fino all'ultima pagina.
Non riesco a comprendere come questo libro possa suscitare entusiasmo. È la banale storia di un giovane uomo fragile e depresso, che ho iniziato a detestare ogni pagina sempre di più. Un ritratto moderno che non ha nulla di geniale, scontato e noioso, in una parola: deludente.
Questo primo romanzo di Houellebecq è un viaggio nella disperazione con un aspetto autobiografico, visto che l’autore davvero lavorò come informatico, esattamente come il protagonista del romanzo che è facile immaginare con le stesse sembianze. È una disperazione consapevole che nasce dalla solitudine, dall’incapacità di rapporto con gli altri e dall’alienazione del lavoro che determina ruoli drammaticamente ripetitivi. Qualche volta questa disperazione viene vista con ironia, ma allo stesso tempo non è aliena da sfoghi violenti o autodistruttivi. Il romanzo consiste in una serie di episodi sul tema che rappresentano la manifestazione quotidiana di questa depressione a cui neanche cure psichiatriche danno sollievo. Si tratta di un nichilismo senza speranza di cui questo romanzo è una semplice cronaca, senza le strutture narrative complesse ed il filo di speranza che appartengono, ad esempio, all’ultimo romanzo. Proprio per questo il libro non è riuscitissimo, conserva spunti interessanti come l’episodio dell’amico prete che, in preda ad un forte smarrimento, si rivolge al protagonista, ateo, ribaltando i ruoli riconosciuti dalla società. La complessità di Annientare fa pensare al completamento di un viaggio.
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